Die Linke è il partito di Sinistra. Un partito che secondo gli ultimi sondaggi oscilla tra il 9 (ALLENSBACH; INFRATEST) e l’11% (INSA). Dopo le dimissioni di Gregor Gysi da Presidente del gruppo in Parlamento è subentrata l’esplosiva Sahra Wagenknecht che rispetto a Gysi porta avanti una politica di ferma opposizione e di chiusura rispetto ad eventuali accordi con la SPD a livello federale.
DUE NOTIZIE SUI CONTENUTI
Anche il programma di Die Linke è molto corposo e come per FDP tradotto, in versione ridotta, in numerose lingue, tra cui l’italiano. I contenuti ruotano attorno ai concetti di uguaglianza, lavoro ed equità. Cavalli di battaglia della sinistra tradizionale che tornano ad interessare una fetta sempre più ampia di cittadine e cittadini. Anche a seguito del progressivo peggioramento delle condizioni lavorative di milioni di tedesche e di tedeschi, dall’introduzione delle riforme del lavoro di Schröder nel 2005 e su cui Die Linke basa gran parte della sua critica feroce alla SPD.
In sintesi i temi centrali del programma di Die Linke sono 10:
- innalzamento del salario orario minimo a 12 euro e rafforzamento dei contratti collettivi e del ruolo del sindacato;
- controllo dei contratti aticipi e investimento sulla piena occupazione;
- contrasto alla povertà con un aumento del livello della pensione al 53% e introduzione di una pensione minima solidale di 1050 euro con allineamento tra est ed ovest della Germania;
- sostituzione del sistema Harzt IV con un reddito minimo senza sanzioni e aumento dell’assegno familiare a 328 euro mensili con una garanzia minima per i bambini;
- equità sulle tasse con l’introduzione di una patrimoniale oltre 1 milione di euro,
- abbassamento delle tasse per i redditi bassi aumentando l’importo non imponibile a 12700 euro annui;
- investimento nella sanità e nell’assistenza con un piano di assunzioni di 100.000 posti e con un abbassamento dei contributi al 12%;
- investimenti per le abitazioni sociali e con un blocco dell’aumento degli affitti;
- una politica europea diversa con contrasto ai trattati di libero scambio (TTIP e CETA) e un investimento maggiore su trattati di equo scambio infine,
- impegno ideale per la pace e l’abbattimento delle spese militari e dell’export di armi.
LA CAMPAGNA DI COMUNICAZIONE
Dal punto di vista comunicativo, Die Linke è avvantaggiata dal suo essere stata all’opposizione. Dunque, ogni attacco alle politiche del Governo ha un grado di credibilità maggiore di quelli che SPD sta facendo, allo stesso modo. Sahra Wagenknecht martella senza sosta la SPD e la sua connivenza con la CDU, e Martin Schulz per le sue scelte a livello europeo, a sostegno di politiche di austerità, di attacco alla Grecia, di cessione della sovranità nazionale. Si tratta di una retorica populista, che gli studiosi definicono come tipicamente di sinistra, ossia che si basa non su differenze etniche, religiose o culturali (tratti tipici della destra, come vedremo con AfD), ma sulle disuguaglianze economiche e sull’oppressione dei deboli. Una sorta di populismo positivo.
Se osserviamo i manifesti pubblicitari notiamo subito che a differenza di FDP per esempio, non c’è la centralità del leader. Bensì, dei concetti. Delle idee. Dei temi.
Inoltre, Wagenknecht non è la sola candidata. Esattamente come per i Verdi, al vertice si trovano un uomo e una donna. Il candidato in questo caso è Dietmar Bartsch. Tuttavia, la personalità carismatica e riconosciuta come figura di leader è senza dubbio la Wagenknecht.
La cosa interessante, infine, è la decentralizzazione dei ruoli e dei poteri. La Wagenknecht, infatti, anche se è Spitzenkandidatin, non è la Parteichef. A capo di Die Linke ci sono, infatti, Katja Kipping e Bernd Riexinger.
Se osserviamo poi i manifesti dei due candidati, vediamo usati alcuni concetti già introdotti all’inizio. Ossia, per Dietmar “lotta alla povertà” e per Wagenknecht “credibile per la giustizia (per parlarne e per richiederla)”.
Lo spot elettorale, inoltre, evidenzia bene quanto appena detto: un bel video, pacato, che mette insieme temi e immagini, che sottolineano bene i concetti. Dalla povertà, con l’uomo che rovista nel bidone della spazzatura con la scritta: migliori pensioni invece di povertà tra gli anziani; alla cura, con una giovane che parla con un’anziana. Alla questione del lavoro e degli investimenti. Il bambino all’inizio getta qualche cosa nel cestino: è il rifiuto delle spese militari per una politica di pace.
https://www.youtube.com/watch?v=6hl8TDU5R2c
IN CONCLUSIONE
Die Linke è il partito di opposizione che cresce più degli altri. Il partito che più degli altri ha fatto della lotta alle ingiustizie sociali il perno di tutta la sua esistenza. Un partito, che per storia e per cultura, quella della sinistra, mette al centro concetti e temi e non persone. La decentralizzazione di funzioni e candidature sono un aspetto di questa forma di organizzione, così come la scelta comunicativa. Semplice, diretta al cuore dei problemi. Le parole che campeggiano in grande sui manifesti colpiscono chi guarda, e naturalmente chi è sensibile a questi tempi. A differenza dei verdi, che pure hanno una struttura simile, Die Linke offre un ampio ventaglio di proposte. Non è focalizzata su un solo tema e quindi raggiungere un pubblico più grande.
Infine, interessante anche il video del lancio della campagna elettorale. Le quattro figure di spicco, due donne e due uomini, al congresso che ha deciso i loro nomi, mentre fanno i loro interventi. Una musica rockeggiante di accompagnamento e la scritta: holen wir uns das Land zurück. Gerecht. Frieden. Für alle. Ossia: riprendiamoci il nostro paese. Giustizia. Pace. Per tutti. Un motto che esprime tutta la forza di una retorica populista, come teorizzata da Cas Mudde. Con una contrapposizione tra una elite cattiva e un popolo buono. In questo caso: una contrapposizione tra chi ha impoverito il 99% della popolazione e chi si è arricchitto 1%.