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Ecco che cosa ha detto il cardinal Bassetti (Cei) sullo Ius soli

Di Fabrizio Contessa

Lavoro, giovani, famiglia, migrazioni: sono i quattro grandi ambiti a cui la Chiesa in Italia guarda con maggiore preoccupazione. E “carità” e “responsabilità” sono gli atteggiamenti con cui i cattolici sono chiamati a farvi fronte. È quanto viene messo in risalto dal cardinale arcivescovo di Perugia – Città della Pieve, Gualtiero Bassetti, che questo pomeriggio ha aperto a Roma i lavori del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei).

Nella prolusione, dal taglio eminentemente pastorale, il presidente dell’episcopato chiarisce con schiettezza “che la Chiesa italiana sta in mezzo al popolo con la semplicità eloquente del Vangelo, senza altra pretesa che darne testimonianza”. Insomma, “prima il Vangelo!”.

Il dato di partenza, lo “snodo decisivo”, premette il cardinale Bassetti, è quello già evidenziato nel novembre 2015 da Papa Francesco al convegno ecclesiale nazionale di Firenze: “Oggi non viviamo un’epoca di cambiamento quanto un cambiamento d’epoca”. Nel senso, che quasi nulla è più come prima, con un’Italia molto diversa rispetto al passato e con una Chiesa sempre più globale. “In questa nuova realtà — avverte il presidente della Cei — sorgono nuove sfide e nuove domande a cui bisogna fornire, senza paura e con coraggio, delle risposte altrettanto nuove”. In una società tecnologica e secolarizzata emerge cioè una “nuova questione sociale” che investe la sfera economica e quella antropologica, la dimensione culturale e quella politica, i cui riflessi si fanno sentire profondamente anche in ambito religioso.

In questo scenario, la Chiesa s’imbatte nel “messaggio profetico” di Papa Francesco, che, osserva il porporato, «mette al centro di tutto il Vangelo di Gesù, ci esorta ad andare verso i poveri e ci invita a guardare questo nuovo mondo da un angolo visuale diverso, quello delle periferie”. Uno sguardo nuovo che prende anche il nome di “conversione pastorale” che è, al tempo stesso, “un richiamo tradizionale e radicale: è l’esercizio della maternità della Chiesa, di una Chiesa che è incarnata nella storia, che non si ritira nelle astrattezze moralistiche o solidaristiche e che parla i linguaggi della contemporaneità in continuo movimento”.

Di qui la necessità di alcune preziose “bussole di orientamento”. Bassetti ne elenca tre: lo spirito missionario; la spiritualità dell’unità; la cultura della carità. Tre elementi che valorizzano la storia del cattolicesimo in Italia — vengono citati, tra gli altri, Primo Mazzolari, Lorenzo Milani, Francesca Cabrini, Giorgio La Pira, Geremia Bonomelli, Giovanni Battista Scalabrini — e la coniugano con le nuove sfide. In particolare, viene sottolineato, “la cultura della carità è anche sinonimo della cultura di una vita, che va difesa sempre: sia che si tratti di salvare l’esistenza di un bambino nel grembo materno o di un malato grave; e sia che si tratti di un uomo o una donna venduti da un trafficante di carne umana”. Anche qui il Vangelo viene prima di tutto, perché “noi abbiamo il compito, non certo per motivi sociologici o morali, di andare verso i poveri per una missione dichiaratamente evangelica”.

Da qui i quattro ambiti da “non disertare”: lavoro, giovani, famiglia e migrazioni e che rappresentano i maggiori motivi di preoccupazione. Oggi il lavoro — nonostante, riconosce Bassetti, vi siano piccoli segnali di ripresa non si possono dimenticare gli otto milioni di poveri rilevati dall’Istat — è senza dubbio “la priorità più importante per il Paese e la disoccupazione giovanile è la grande emergenza”. Tuttavia, “la Chiesa guarda al mondo del lavoro non certo per esprimere una rivendicazione sociale, ma per ribadire un principio evangelico: il lavoro è sempre al servizio dell’uomo e non il contrario”.

Dal lavoro ai giovani, e dai giovani alla famiglia i passi sono brevi. Sui giovani, osserva il presidente della Cei, “si gioca la parte più importante della missione della Chiesa”. Anche perché “accanto al lavoro, cioè al pane, i giovani hanno bisogno della Grazia di Dio”. Un orizzonte che richiama anche l’impegno della Chiesa riguardo alla famiglia, “cellula basilare della società italiana”, oggi chiamata ad affrontare almeno tre sfide. A quelle di tipo “esistenziale” e “sociale” si aggiunge quella “culturale e spirituale” che “si riferisce alla questione antropologica e alla difesa e alla valorizzazione della famiglia tra uomo e donna, aperta ai figli”. Di qui l’importanza di un impegno sul versante sociale e su quello pastorale, in particolare attraverso la recezione dell’autentico spirito dell’esortazione apostolica Amoris laetitia.

L’identica passione evangelica per il bene della persona vede non da oggi la Chiesa in Italia impegnata nell’accoglienza ai migranti. “Accogliere è un primo gesto — afferma Bassetti — ma c’è una responsabilità ulteriore, prolungata nel tempo, con cui misurarsi con prudenza, intelligenza e realismo”. E se “il processo di integrazione richiede, innanzitutto, di fronteggiare, da un punto di vista pastorale e culturale, la diffusione di una “cultura della paura” e il riemergere drammatico della xenofobia”, il presidente della Cei auspica che “questo processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cittadinanza, che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia”.

(Articolo pubblicato dal quotidiano L’Osservatore Romano)


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