Molti talenti vanno via dall’Italia, quei cervelli in fuga (brain drain) di cui tanto si parla. Ma ci sono anche personalità che, dopo le loro esperienze all’estero, ritornano nel nostro Paese o comunque cercano di migliorarlo grazie al loro valore aggiunto. I cosiddetti italo-globali, come li chiama l’autore e blogger Gabriele Caramellino, che su di loro ha scritto un libro – Italo globali. Viaggio nell’Italia che vive al ritmo del mondo (Lupetti editore) – in cui ci spiega il valore dell’italiano che si arricchisce di esperienze e conoscenze a noi estranee, per poi riportarle nella penisola, facendola progredire.
È il caso di Renato Giordano, originario di Trento e ingegnere, con un carriera militare alle spalle, per anni negli Stati Uniti e ora tra i soci fondatori di EasyDial Inc. un’azienda americana che ha sviluppato la prima macchina portatile per la dialisi, la valigetta che prende il nome di Dharma. Dharma è un progetto capace di cambiare la vita di migliaia di pazienti costretti alla emodialisi.
UN INVESTIMENTO SULLA RICERCA
Con la volontà di investire in nuovi progetti, che coinvolgano l’Italia per prima, nasce la partnership tra EasyDial e il Dipartimento di Ingegneria chimica, dei materiali e della produzione industriale dell’Università Federico II di Napoli, diretto dal professor Pier Luca Maffettone. La succursale europea di EasyDial ha assunto a tempo indeterminato cinque ricercatori, la collaborazione per la ricerca durerà tre anni, con laboratori interni ed esterni all’Università e con l’apporto scientifico dei professori Stefano Guido e Giovanna Tomaiuolo. Il settore in cui i ricercatori interverranno sarà proprio su una nuova tecnologia miniaturizzata nel campo della nefrologia.
“Sono stato abituato dalla mia esperienza nel settore militare a pensare in avanti: ogni volta che c’è un progetto in sviluppo, bisogna sempre già avere in mente quello che viene dopo, la sua evoluzione. Solo così si rimane competitivi e si propongono soluzioni attuali e all’avanguardia” ha spiegato Renato Giordano, commentando l’accordo di collaborazione scientifica con la Federico II.
Un primo passo fondamentale e importante quindi per portare fondi e nuova linfa alla ricerca italiana arriva proprio da chi, fuori dal nostro Paese, ha trovato il successo e vuole condividerlo con la sua terra e con i talenti di casa nostra.