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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

La prima di Giovanni Tria davanti ai banchieri dell’Abi. Le foto

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Antonio Patuelli, Ignazio Visco e Giovanni Tria
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Antonio Patuelli, Ignazio Visco e Giovanni Tria
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Carlo Messina e Vincenzo Boccia
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Carlo Messina e Vincenzo Boccia
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli, Ignazio Visco e Antonio Tajani
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco
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Giovanni Tria e Antonio Patuelli
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco
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Antonio Patuelli
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Antonio Tajani
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Ignazio Visco
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Ignazio Visco
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Giovanni Tria, Antonio Patuelli e Ignazio Visco
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Giovanni Tria
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Marco Morelli
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Marco Morelli e Gian Maria Gros Pietro
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Alessio Rossi e Vincenzo Boccia
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Marco Morelli e Victor Massiah
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Gianni Lemmetti
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Antonio Tajani, Renata Polverini, Maurizio Gasparri e Renato Brunetta
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Antonio Patuelli e Giovanni Tria
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Ignazio Visco e Giovanni Tria
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Ignazio Visco e Giovanni Tria
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Giovanni Tria
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Tria, Patuelli e Visco
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Antonio Patuelli
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Antonio Patuelli
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Tria, Patuelli e Visco
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Tria, Patuelli e Visco
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Antonio Patuelli
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Antonio Patuelli
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Ignazio Visco
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Ignazio Visco
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Ignazio Visco
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Ignazio Visco
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Giovanni Tria
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Giovanni Tria
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Giovanni Tria

Lo spauracchio è di quelli forti. L’Argentina. E non quella di Maradona del 1986, ma quella del 2002, collassata dopo anni di politiche nazionaliste che hanno portato il Paese a chiudersi al resto del mondo, vendere obbligazioni di Stato poi rivelatesi non onorabili e a vedere il proprio pil azzerato.

Ma forse Antonio Patuelli, presidente dell’Abi, voleva essere chiaro fin da subito, parlando all’assemblea 2018 dell’associazione bancaria. Magari mandare un messaggio forte a quel governo gialloverde ancora in bilico tra sogni rivoluzionari e dura realtà quotidiana. E non è certo un caso che nella grande sala del Palazzo dei Congressi all’Eur, gremita di banchieri, l’unico esponente dell’esecutivo dinnanzi alle banche fosse proprio Giovanni Tria, ministro dell’Economia al primo incontro coi banchieri dell’Abi, che ha fatto del realismo e della moderazione le pietre angolari della sua azione.

D’altronde, dal mondo delle banche e dall’Abi oggi sono arrivate due indicazioni precise agli azionisti del governo Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Primo, chi anche solo per un minuto ha pensato di gettare il progetto europeo alle ortiche con ogni probabilità non si è reso conto della situazione e forse nemmeno di quello che ha detto. Secondo, l’Italia mai come oggi ha bisogno di costruirsi addosso la corazza della credibilità, l’unica vera arma contro le speculazioni, finanziarie o no non ha importanza.

Patuelli è stato chiaro. O dentro o fuori. “La scelta strategica deve essere di partecipare maggiormente all’Unione Europea impegnando di più l’Italia nelle responsabilità comuni, anche con un portafoglio economico nella prossima Commissione Europea. Altrimenti l’economia italiana potrebbe finire nei gorghi di un nazionalismo mediterraneo molto simile a quelli sudamericani: in questa primavera, in Argentina, il tasso di sconto ha perfino raggiunto il 40%. Con la Lira italiana, negli anni Ottanta, il tasso di sconto fu anche del 19%”.

Eccolo il problema secondo le banche italiane, un nazionalismo mediterraneo che rischia di relegare l’Italia ai margini della politica internazionale, con tutti i disastri del caso. Ma dalla giornata bancaria è uscito di più. Un altro messaggio, non meno forte del primo, è arrivato dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, che già in occasione delle considerazioni finali, a maggio, aveva avvertito l’allora nascente governo gialloverde, invitandolo alla prudenza.

Oggi in occasione dell’assemblea Abi Visco è stato, se possibile, ancora più chiaro. “Mantenere condizioni ordinate sul mercato dei titoli di Stato è indispensabile per difendere stabilità del sistema finanziario e tutelare efficacemente il risparmio degli italiani. Tra la metà di maggio e inizio giugno i rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati su tutte le scadenze: su quella decennale in alcuni giorni hanno superato il 3% e il differenziale rispetto ai titoli tedeschi è arrivato a oltrepassare i 300 punti base”, oltre 100 punti sopra i livelli della prima metà di maggio.

 

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