L’intervista rilasciata da Luigi Angeletti al Corriere della Sera di oggi, a proposito delle categorie di lavoratori usurati suscita parecchi dubbi. Partiamo da una considerazione condivisibili di Angeletti: se si escludono edilizia ed industria pesante, grazie al progresso tecnologico non può più essere solo lo sforzo fisico a distinguere un lavoro “usurante” da uno che non lo è. Scorriamo poi la lista dei lavoratori considerati i “nuovi usurati”, e ci accorgiamo che ci sono baristi e portieri. Sulla base di cosa? Del fatto che sono “turnisti”, sostiene il segretario della Uil. Non possiamo fare a meno di rilevare che ad usurare un lavoratore non siano, secondo Angeletti, il carico di responsabilità, il settore di impiego o i rischi ai quali è sottoposto. Di conseguenza, i piloti d’aereo devono considerarsi una categoria che non merita particolari attenzioni. Nonostante la sicurezza di milioni di viaggiatori sia nelle loro mani. Stesso discorso vale per i giovani ricercatori, che per quanto sottopagati, e nonostante il settore strategico nel quale operano, sono meno soggetti ad usura di un barista. Non è considerato usurante, secondo i sindacati, cercare di portare innovazione e sviluppo, sobbarcandosi rischi e imprevisti, in un mercato del lavoro ingessato, gerontocratico e poco avvezzo a premiare il merito. Non ci resta che sperare che si tratti di tattica, un modo per mischiare le carte sul tavolo della riforma pensionistica.
Se fare il barista è un “lavoro usurante”
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