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Incentivi. Alla 488 preferiamo la fiscalità di vantaggio

Dove sono finiti i fondi stanziati dall’Europa attraverso la legge 488/92? Più di un decimo di quei soldi, il 12% in truffe. Lo rivela il rapporto della Guardia di Finanza pubblicato oggi dal Sole 24ore. Una vera e propria piaga, quella delle truffe ai danni dei fondi strutturali europei, che non conosce flessione, a dispetto della riduzione dei fondi stanziati. E che, complice anche la criminalità organizzata, si concentra al sud, Calabria e Sicilia in testa. Non esiste quindi solo lo “Stato predatore” denunciato da Angelo Panebianco sul Corriere della Sera di martedì, esiste anche una classe economica ed imprenditoriale avida di denari pubblici, più abituata alla scorciatoia della frode che alle difficoltà del mercato. I due “predatori”, spesso, vanno a braccetto. I fondi strutturali Ue hanno come obiettivo la riduzione dei divari economici e infrastrutturali tra le regioni d’Europa. Dovrebbero quindi produrre infrastrutture, sviluppo lavoro. Quel 12% è stato deviato da questo circuito virtuoso per finire dritto nelle tasche di qualche furbetto. Non produrrà niente per la collettività, che è – come sempre – la vera vittima. Per avere una idea di come gran parte degli imprenditori italiani abbiamo, da subito, interpretato la 488/92, basta fare una ricerca su internet, utilizzando il numero della legge come parola chiave. Tutto un fiorire di studi di consulenza, esperti in fondi comunitari, professionisti del finanziamento pubblico. Si è creato intorno a questo meccanismo una sorta di business parallelo, nel quale si fa fatica a distinguere il consulente serio da quello che propone scorciatoie, o che spera di raccattare le briciole della montagna di soldi pubblici. Un mercato quasi mai trasparente nel quale è difficile distinguere i progetti veri dalle truffe, le prospettive di sviluppo collettivo dalle speranze di arricchimento personale. яндекс Per questo restiamo convinti che a queste leggi discutibili sia preferibile la fiscalità di vantaggio, che si debba passare dagli incentivi arbitrari a quelli automatici.Sebbene non ce ne fosse il bisogno, questi dati confermano che ha ragione chi, come noi, nello storico dibattito fra economisti come Fabrizio Barca e Nicola Rossi, è dalla parte di Rossi.

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