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E ora il rom assassino non torni subito in libertà

La condanna del rom 22enne Marco Ahmetovic è quanto meno dovuta. Il 23 agosto scorso, ubriaco alla guida, aveva travolto ed ucciso quattro ragazzi ad Appignano del Tronto. Questa mattina la sentenza di primo grado: sei anni per omicidio colposo. L’avvocato difensore (minacciato dagli amici delle vittime) annuncia il ricorso, i giovani del paese assaltano il cellulare che porta via il rom.

Anche se accolta con favore, questa sentenza rivela (qualora ce ne fosse bisogno) una lacuna del nostro codice penale che sa di inciviltà giuridica: il reato contestato è, appunto, omicidio colposo. Questo significa che se un giovane, bevitore abituale, si mette alla guida di un furgone, e poi ammazza quattro giovani, principale imputata è la casualità. Non può essere. Quanti altri giovani devono morire prima che si possa cominciare a considerare un comportamento omicida mettersi al volante ubriachi?

E con una certa rassegnazione, non si può non notare che Ahmetovic in carcere per reati simili c’era già stato. Però ha potuto essere alla guida di quel mezzo. Sommando alle debolezze del codice l’incertezza della pena. Un pezzo di Stato era alla guida con lui, il 23 agosto.

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