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Feymman, un Nobel folle ma geniale

Perché se si mettono dei guanti a un neonato dopo pochi secondi non li avrà più mentre lasciandoglieli accanto non se li metterà mai? È possibile che ponendo una pentola d’acqua sul fuoco, l’acqua diventi più fredda e il fuoco più caldo? Il tempo scorre sempre in un verso oppure in natura vi sono fenomeni dove ci si può muovere nel tempo e non nello spazio? Quali sono le probabilità che una scimmia messa davanti a una macchina da scrivere battendo a caso componga la Divina Commedia?

Questo il modo forse un po’ folle, ma sicuramente geniale e appassionate di insegnare fisica e matematica, di uno dei più grandi scienziati del XX secolo: Richard P. Feymman.  Nobel della fisica nel 1965 e di cui oggi ricorre il ventesimo anniversario della morte.

Chi tra gli studiosi, gli appassionati, o semplicemente i dilettanti affascinati dai misteri dell’universo potrà dimenticare i suoi cinque volumi di “letture sulla fisica”?

Chi apriva quei cinque quadernoni di un formato bizzarro, più lunghi che alti, metà pagina scritta in italiano e l’altra metà in inglese, credeva di sfregare una moderna lampada di Aladino dove il genio, invece di soddisfare i desideri del lettore sembrava leggergli nel pensiero, prevederne i dubbi e indicargli la strada per uscire da ogni difficoltà.

Del resto cosa pensare di un professore universitario di altissimo valore che, nel 1963, invece di presentarsi ai giovani in una rigidezza accademica maestosa e un tantino ipocrita si fa conoscere con una foto suonando il bongo?

Che sicuramente avrà anticipato la parte più bella, allegra, feconda e rigorosa del 1968. Che si tratta dell’autore che più di ogni altro si situa nel solco, galileiano e umanista, dell’ingegno. Una conoscenza fatta non solo di dogmatismi intellettuali o di frenetica attività senza riflessioni. Una conoscenza che nasce dalle “sensate esperienze e matematiche dimostrazioni” secondo le parole del grande scienziato pisano. Una conoscenza in cui corpo e mente svolgano un ruolo ugualmente importante.

Diversi sono stati i modi per incontrare Feymman senza essere uno scienziato o studente di fisica e matematica. Anni fa la facoltà di fisica dell’Università di Roma “La Sapienza” aveva organizzato un seminario aperto a tutti proprio per divulgare il metodo Feymman. Anni duri per Roma. In quelle settimane segnate dalla cupezza del terrorismo, quegli incontri portavano aria fresca e risate sulle cose serie.

Ma lo squadrismo si era messo in testa di colpire anche Feymman. L’autonomia operaia aveva occupato l’aula al grido “non potete dire che bisogna studiare la matematica”. Sulla cattedra li guardava ironico, senza timore di possibili aggressioni fisiche, un altro grande piccolo scienziato. Edoardo Amaldi. Chissà se chi allora è rimasto a guardare senza reagire oggi si è pentito di quella forma di apatia. Di aver fatto esattamente il contrario di quello che insegnava Feymman. Ma anche Amaldi.


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