Pochi mesi fa, in una intervista rilasciata alla rivista italiana Newton, aveva preconizzato l’immortalità elettronica: “Ci sarà un download del nostro cervello, e tutto quello che esso contiene continuerà a vivere”. Non è vissuto abbastanza per vedere realizzata questa sua predizione, Arthur C. Clarke, inglese, uno dei più importanti scrittori di fantascienza di tutti i tempi.
Visionario come Ray Bradbury, ma capace di una puntuale ed attenta un’opera di divulgazione scientifica al pari di Isaac Asimov, Clarke è morto all’età di 90 anni a Colombo, in Sry Lanka, dove viveva già dal 1956. Tra il grande pubblico era noto soprattutto per il capolavoro di Stanley Kubrick “2001 Odissea nello spazio”. Il film infatti (uno tra i più noti della storia del cinema) era ispirato al racconto breve di Clarke “La sentinella”, del 1948.
L’opera di Arthur Clarke non si limitò alla fantascienza. Basti pensare che le orbite geostazionarie, che hanno permesso di utilizzare i satelliti per le telecomunicazioni, sono chiamate “orbite Clarke” perché il primo a ipotizzare una possibilità del genere fu proprio lo scrittore inglese, con un articolo del 1945.
Clarke inoltre fu coinvolto, durante il secondo conflitto mondiale, nello sviluppo della rete di difesa radar che permise agli inglesi di scongiurare l’invasione nazista.
Inventore, scrittore, scienziato. Una personalità eclettica come la sua opera, che ha lasciato una impronta indelebile nella fantascienza.