Costa tra 30 e 500 euro comprare un voto per le prossime elezioni italiane all´estero. Le cifre più alte sono in Germania, come ha dichiarato il rappresentante del partito socialista Gioacchino Di Bernardo. Invece in America latina, dove risiedono più della metà degli elettori di cittadinanza italiana, un voto non costa più di 30 euro. Molti datori di lavoro costringono i propri dipendenti a consegnargli la scheda elettorale per “gestire” unilateralmente il voto. La strategia di compravendita delle schede elettorali, che devono essere consegnate ai consolati entro il 10 aprile, sembra essere il broglio per eccellenza, ma vengono utilizzate anche altre modalità, che preoccupano di più e toccano quasi tutti.
A pochi giorni della data limite per la consegna delle schede nei consolati, in Venezuela non è stato consegnato nemmeno il 20% delle schede ai rispettivi elettori. Così ha denunciato il direttore del quotidiano La Voce d´Italia a Caracas, Antonio Romani, che si è subito mobilitato con il ministero degli Esteri, assieme alla candidata del Pd Mariza Bafile, per ufficializzare queste segnalazioni.
“Il problema adesso sono le buste delle schede. E´ stato consegnato agli elettori soltanto il 20% del totale. È molto grave anche perché se si calcola il tempo di cui ha bisogno l´elettore per votare e poi riportare la scheda, praticamente non ce la si farà mai. Se va bene, voteranno meno della metà degli elettori”, ha dichiarato Romani. A causa dei noti “tempi lunghi” della posta venezuelana, il consolato aveva stipulato un accordo con un´impresa privata di servizi, che però non è riuscita a portare a termine il suo lavoro.
Nelle regioni a sud dell´America latina la situazione non è diversa. In Brasile uno sciopero dei postini probabilmente impedirà che vengano contabilizzati molti dei 600.000 voti degli italiani che risiedono nel paese carioca.
E in Argentina? Un´altra irregolarità è stata denunciata nel secondo paese con più italiani al mondo: la stampa di oltre 150.000 schede in più ha preparato il terreno per altre frodi. L´errore è stato ammesso dal ministro degli Affari Esteri, Massimo D´Alema, dopo la denuncia fatta da Silvio Berlusconi.
Sembra proprio che anche questa volta vivremo forti dubbi sulla trasparenza del voto degli italiani all´estero.