Tenere maggiormente conto delle specificità femminili in carcere, non dimenticando il passato spesso traumatizzante delle donne detenute . Questo il proposito della relazione dell’on. Maria Panayotopoulou-Cassiotou, approvata oggi dal Parlamento europeo.
In un’ottica più ampia che prevede l’adozione di una decisione quadro dell’Ue che abbia come fine l’armonizzazione delle condizioni di detenzione in Europa, i bisogni specifici delle donne sono sicuramente in primo piano. Dalla necessità di una maggiore sicurezza per le detenute all’agevolazione per l’accesso alle campagne di prevenzione sulla diagnosi precoce dei tumori. Raccomandazioni particolari, poi, sono destinate alle madri e alle donne incinte. In questi casi, la detenzione deve essere prevista in ultima istanza e si deve cercare di ricorrere maggiormente a pene alternative. È necessario anche che gli Stati si preoccupino di facilitare il mantenimento dei legami familiari, aumentando il numero dei centri di detenzione femminili. Non bisogna, però, trascurare l’aspetto psicologico: è fondamentale promuovere i rapporti con l’esterno. A partire dai programmi di alfabetizzazione, è importante investire risorse per corsi di formazione professionale ma anche di educazione artistica o culturale.
Ognuno di questi passi sarà, inoltre, fondamentale per un migliore reinserimento dopo il periodo di detenzione.