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Allarmismo nucleare

Sulla base delle norme internazionali, qualunque deviazione dal normale funzionamento degli impianti nucleari deve essere oggetto di comunicazioni immediate da un lato alla International Atomic Energy Agency (IAEA) dell’ONU e dall’altro, per gli impianti europei, al sistema ECURIE (European Community Urgent Radiological Information Exchange), organismo dell’Unione Europea incaricato di ricevere e ritrasmettere ai 27 paesi membri le informazioni su eventuali incidenti nucleari. L’esistenza di queste regole, assieme alla ipersensibilità che caratterizza alcuni Paesi, fa sì che talvolta anche un episodio privo di qualunque rilevanza, come quello accaduto mercoledì presso la centrale slovena di Krsko, possa dare luogo a un allarme nucleare.
La scala internazionale degli eventi nucleari (INES), elaborata dalla International Atomic Energy Agency (IAEA) dell’ONU, comprende otto livelli, numerati da 0 a 7, che descrivono eventi di gravità crescente. I livelli da 1 a 3 sono definiti in inglese “incident” (che in italiano non significa “incidente”, ma  “malfunzionamento”) mentre i livelli da 4 a 7 sono definiti “accident” (che in italiano si traduce effettivamente “incidente”). L’evento accaduto presso la centrale nucleare slovena di Krsko è al momento classificabile al livello zero della scala INES, il livello più basso, che caratterizza le “deviazioni dal normale funzionamento dell’impianto senza conseguenze rilevanti ai fini della sicurezza”.
Alle 15:07 di ieri, mentre il reattore operava al 20% della potenza nominale, il sistema di controllo ha evidenziato la presenza di acqua debolmente contaminata nell’edificio di contenimento del reattore. L’acqua proviene dal circuito primario, quello nel quale circola per trasferire ai generatori di vapore il calore generato nel reattore.
Immediatamente il responsabile dell’impianto ha disposto lo spegnimento del reattore, che ha raggiunto la potenza zero alle 20:10 di ieri. I tecnici dell’impianto hanno localizzato la perdita all’interno dell’edificio di contenimento in prossimità di una delle pompe di circolazione del circuito primario e hanno valutato che il problema potrà essere eliminato in pochi giorni, dopo che il reattore avrà raggiunto lo stato di spegnimento a freddo. L’acqua versata nell’edificio di contenimento, in quantità molto limitata, è caratterizzata da un basso livello di radioattività che deriva prevalentemente dall’attivazione che l’acqua subisce passando nel reattore e che si riduce rapidamente nel tempo.
L’impianto di Krsko, gestito dalla Nuklearna Elektrarna Krsko (NEK), è equipaggiato con un reattore PWR di tecnologia USA (Westinghouse) da 620 MWe. Il reattore era ripartito circa un mese fa dopo la fermata per la ricarica del combustibile (che si ripete ogni 18 mesi) e per  le usuali operazioni di manutenzione programmata dell’impianto.
 
(Ing. Ugo Spezia, Segretario Generale dell’Associazione Italiana Nucleare)

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