Dice bene Pier Ferdinando Casini quando evidenzia come la volgarità e l´aggressività verbale di Di Pietro siano il miglior puntello per Berlusconi. In un periodo nel quale la crisi economica fa ristagnare i consumi, l´inflazione torna ai livelli di metà anni Novanta e l´industria è in affanno impantanarsi sulle questioni giudiziarie di Berlusconi non è rendere un buon servizio al Paese. Di Pietro ha il suo tornaconto nella capitalizzazione dei forti stati emotivi antiberlusconiani che rimangono presenti nell´elettorato del Pd come in quello della sinistra radicale orfana di rappresentanza parlamentare, ma, come correttamente afferma Casini, in nome del senso di responsabilità sarebbe lecito attendersi un comportamento diverso da Berlusconi e Veltroni. Il premier dovrebbe rinunciare alla norma blocca-processi, convogliando le forze su una rapida approvazione del lodo Alfano, attraverso la ricerca del consenso dell´opposizione, e Veltroni dovrebbe segnare con maggiore decisione e senza pensare a momentanee rendite un distacco più netto da Di Pietro, del quale ha la forte responsabilità di averlo risuscitato offrendogli l´apparentamento elettorale. Alitalia, emergenza rifiuti, crisi economica, Dpef: questi sono gli argomenti su cui incalzare il governo e porre le basi per un´opposizione costruttiva. Casini sembra averlo compreso e segue la linea della responsabilità tracciata in campagna elettorale. Adesso è il turno del Pd, spieghi se intende accodarsi a un giustizialismo sempre perdente o se lanciare un´idea alternativa di amministrazione dell´Italia.
Che il Pd risponda a Di Pietro
Di