La divaricazione strategica tra Walter Veltroni e Massimo D´Alema è fatta anche di luoghi. Mentre oggi pomeriggio l´ex sindaco di Roma, arroccato nel fortino della sede democratica di Largo del Nazareno, con gli ultimi fedelissimi ha parlato alla stampa del presunto buco di bilancio nelle casse del comune di Roma, l´ex ministro degli Esteri ha lanciato, al cinema Farnese, Red, acronimo che occhieggiando alla lingua inglese, sta per “riformisti e democratici”, l´associazione che raduna i parlamentari che fanno riferimento allo storico pensatoio dalemiano Italianieuropei. Così, mentre Veltroni sembra essere fisicamente rivolto al passato, con la sua esperienza di sindaco che adesso lo insegue, dopo non esser riuscito a veicolare in campagna elettorale il modello concertativo sperimentato a Roma per imporlo al resto del Paese, D´Alema guarda al futuro, alla strutturazione del centrosinistra, preparandosi a quella che Berlusconi definì negli anni Novanta la “lunga marcia nel deserto” di chi è all´opposizione. Fautore di una politica che si può svolgere anche al di fuori dei partiti, con strumenti agili quali le fondazioni, rispetto a Veltroni, che pure spesso è apparso più fresco e meno invischiato con la vecchia politica, D´Alema ha il vantaggio di non essersi ammaccato in prima persona nello scontro elettorale con Berlusconi. Benché abbia visto i suoi ranghi parlamentari ridotti dall´ingresso di giovani ricercatrici, prefetti e generali di appeal televisivo e fede veltroniana, D´Alema è riuscito a mantenere integra una sua particolare tecnicalità aggregativa, che gli consente di riunire a sé, con Red, anche chi dalemiano non è mai stato e difficilmente sarebbe entrato nel pool dei “lothar” o nel board di Italianieuropei. Se si pensa che in Red ci sarà un prodiano di provata fede come l´ex ministro dell´Agricoltura Paolo De Castro e numerosi parlamentari che non provengono dai Ds si vede bene come Red può essere qualcosa che va ben oltre il dalemismo. A prescindere dai numeri, che pure sembrano essere imponenti (centoventi parlamentari, più di un terzo di quelli di tutto il Pd). Certo, bisognerà attendere la prova dei fatti, saggiare le mosse di Veltroni. E soprattutto vedere come intenderà muoversi D´Alema sul piano del dialogo con il centrodestra. A partire dalla riforma della legge elettorale per le europee. Rispetto a Veltroni che non vedrebbe male uno sbarramento consistente sulla falsariga di quello delle politiche, in modo da ancorare il Pd, sulla base del voto utile, a una percentuale superiore al 30%, D´Alema sembrerebbe optare per un proporzionale puro, per garantire all´Udc e alle forze della sinistra radicale un numero di seggi, anche a scapito dello stesso Pd. Un´apertura di credito nei loro confronti per riallacciare un´opposizione unitaria in Parlamento, in previsione di un indebolimento di metà legislatura per Berlusconi. Il rischio è legato alla riproposizione di uno schema tripartito (Sinistra-Pd-cattolici) già sperimentato e sfociato nell´ingovernabilità, dopo successi di breve respiro.
Renato D´Emmanuele