Dalla “barbarie che sconvolge il mondo” non ci possiamo proteggere da soli, ma dobbiamo “farlo insieme. Il tempo del laissez-faire è finito. Il tempo del mercato onnipotente è finito. Il capitalismo deve essere rifondato, l’economia di mercato non è la legge della giungla”. Chi ha detto queste parole? Forse sul nome si potrebbero avere dei dubbi, ma la maggior parte di noi penserebbe di sicuro che l’oratore in questione è per certo un socialista. Ebbene, no! In un mondo dove la barbarie avanza e con lei le continue sorprese, ecco spuntare un gaullista in salsa socialista come Nicolas Sarkozy. La stampa parigina chiede ironicamente a gran voce che il capo dell’Eliseo iscriva una sua mozione al prossimo congresso del Partito Socialista francese, in calendario a novembre a Reims; eppure nel 2006, mentre affrontava la campagna elettorale, Sarkozy sosteneva di voler allineare la Francia al modello del libero mercato britannico. E’ bene ricordare che all’epoca c’era ancora Tony Blair, ossia un labourist molto tatcheriano, ed in effetti anche Sarkò sembra sulla stessa linea, una sorta di gaullista solidale. Insomma, pare che non solo non esistano più le mezze stagioni, ma la linea di confine tra conservatori e progressisti sia sempre più labile. Almeno, questa la sorpresa venuta fuori prima dal brillante discorso tenuto a New York presso il Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite e due giorni fa dall’intervento di Tolone, più focalizzato sui grandi temi economici e finanziari che non su quelli dei diritti umani. Ne abbiamo parlato con Jean-Paul Fitoussi, il più grande economista francese, molto vicino al Nicolas Sarkozy, per sapere se davvero il Presidente ha subito il sottile fascino della gauche ed è diventato un paladino dell’intervento dello Stato di fronte all’anomia e alla miopia del capitalismo finanziario: “In realtà non c’è alcuna sorpresa – dice ridendo Fitoussi – Sarkozy ha sempre detto queste cose. Il problema è che solitamente viviamo più di retorica che di realtà. La retorica, ad esempio, che il mercato debba essere sempre più libero e che lo Stato, di fronte a tutto ciò, sia sempre più pigro. Ma la realtà ci dice un’altra cosa, ovvero che il mercato ha sempre avuto bisogno dello Stato e quando si creano delle crisi ricorre allo Stato per risolverle. E’ stato così nel 1987 con il minicrollo delle Borse, nel 1991 con la crisi americana, nel 1997 durante la crisi asiatica, nel 2001 e anche oggi. Il mercato quando è in crisi chiede una mano allo Stato e lo Stato non si tira mai indietro. Durante tute le crisi assistiamo, inoltre, ad una costante asimmetria tra Stati Uniti ed Europa: da una parte gli Usa reagiscono con molta velocità, dall’altra parte l’Europa li critica…ben felice, però, della loro capacità immediata di reazione”. Quindi quello che sostiene Sarkozy da uomo di destra non deve sorprenderci. “Sarkozy dice una cosa del tutto normale. Ci troviamo a questo punto perché gli incentivi messi sul mercato lo hanno fatto letteralmente impazzire. Chi si è assunto un rischio molto alto ha monetizzato, scaricando poi successivamente sulla collettività gli oneri di quel rischio. Vede, Sarkozy non si sta comportando da uomo di destra o di sinistra. Sarkozy fa l’uomo di Stato, ricorda alla popolazione che lo Stato c’è, è qui ed è pronto a dare una mano. Quello che è sotto gli occhi di tutti oggi è che le regole che abbiamo non sono affatto soddisfacenti, allora dobbiamo costruire nuove regole ed andare in aiuto al mercato. La retorica tra destra e sinistra è solo retorica, per l’appunto. La realtà è decisamente diversa”. Eppure viene un sussulto nel leggere le parole di Hugo Chavez, Presidente socialista venezuelano che non vede l’ora di incontrare “mon ami” Sarkozy a Parigi oggi. “Adesso che anche gli Americani si sono aperti alle nazionalizzazioni…persino Chavez è diventato accettabile – ride Fitoussi. Scherzi a parte, la visita di Chavez è cruciale in un momento in cui l’Europa è in crisi, soprattutto per la sua dipendenza energetica. E’ una visita importante, che non ha nulla di ideologico e ha dei risvolti pragmatici molto importanti per le future strategie europee”.
Il Riformista 27/09/08