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Inchiostri di aprile

VINCENZO PAGLIA, FRANCO SCAGLIA, In cerca dell’anima, 2010, Piemme, pp. 290, euro 19
 
Povertà, disuguaglianze crescenti, disoccupazione ed esclusione sociale sono le sfide permanenti ad una promessa di benessere che l’economia capitalistica sembra disattendere sempre di più. Quella che percorriamo – dice monsignor Paglia – è una crisi quasi provvidenziale, perché svela i limiti della subcultura materialista e mercatista e fa recuperare la sete di senso e il bisogno di spiritualità. Ciò accade in tutto il mondo ma questo libro-intervista parte dall’analisi delle condizioni italiane. È un tentativo di risposta a tutto campo, articolata e non banale, ad un vuoto di dibattito sulle ragioni ultime della convivenza sociale scossa da fenomeni disgregativi. La prospettiva si allarga al pianeta in generale, alla necessaria alleanza tra umanesimo occidentale e cristianesimo di fronte alle sfide planetarie, etiche, scientifiche e tecnologiche.
 
GIAMPAOLO PANSA, I cari estinti, Rizzoli, 2010, pp.502, euro 22
 
“Faccia a faccia con quarant’anni di politica” è il sottotitolo dell’ultima fatica di Giampaolo Pansa. La Prima repubblica è raccontata attraverso una galleria dei suoi personaggi di punta: Andreotti, Berlinguer, Craxi, Spadolini, Almirante, ma anche Fanfani, Gava, Rumor, Capanna, Leone. Insomma, dalla penna del notista esce un vero e proprio “bestiario” a metà tra cronaca e riflessione sui motivi che hanno portato al crollo di quel sistema. Prosegue così l’esperienza di Pansa alle prese con i miti della politica, il suo sguardo revisionista che non si ferma all’apparenza delle spiegazioni sempliciste della storia italiana
 
 
 
EDOARDO NARDUZZI, Ciascuno per sé. Vivere senza welfare, Marsilio, 2010, pp. 176, euro 13
 
Edoardo Narduzzi, imprenditore, giornalista, scrittore, da tempo attento alle dinamiche di scomposizione e ricomposizione della società italiana, conia in questo libro un neologismo interessante: “Olibù”. È la fusione di oligarchie e tribù, resistenze al cambiamento sociale e organizzazione di tribù di interessi nei nuovi network, tutte insieme alle prese con l’adattamento ad un mondo con meno welfare. Un mondo in cui prevale lo Stato leggero, imposto dalla crisi e dagli obiettivi convergenti di individui e gruppi di interesse. Un provocatorio pamphlet che parla del ruolo che nel nuovo panorama assumeranno i consumatori, fondamentali per definire domanda e trend di innovazione. Dopo la “piena disoccupazione”, il “sesto potere” e la “società low-cost”, un altro tassello del mosaico di un acuto osservatore dell´evoluzione del ceto medio.
 
CARLO GALLI, Genealogia della politica, Il Mulino, 2010, pp. 935, euro 48
 
La ricchezza del patrimonio politico e filosofico di Carl Schmitt è sondata con profondità senza pari da Carlo Galli. Il politologo bolognese, come uno speleologo, segue vari filoni, ne sviscera implicazioni e collegamenti con altre figure del pensiero occidentale, attraversa i diversi campi disciplinari frequentati da Schmitt: dal diritto pubblico alla sociologia alla teologia, con ampie riflessioni sulla crisi politico-costituzionale di Weimar. Con passione filologica, Galli ricostruisce quest’avventura intellettuale, individuandone l’elemento originario nella critica radicale della ragione politica. Quello di Schmitt fu uno sguardo esterno e agli estremi del Moderno, un percorso tragico e contradditorio come la materia che indagò, di cui questo saggio offre un’eccelsa mappa storico-politica.
 
 
 
MICHELE SALVATI, Capitalismo, mercato e democrazia, Il Mulino, 2010, pp. 161, euro 14
 
Cercare un punto di equilibrio tra tendenze oligarchiche, insite in tutte le democrazie liberali di mercato, e le promesse sociali di quegli stessi sistemi politici è il grande compito che si pone questa raccolta di saggi di Michele Salvati. Da John Dunn a Kevin Philips, da Robert Reich a Jacques Attali passando per Ralf Dohrendorf, si snoda il filo del confronto di Salvati con i politologi che hanno affrontato il rapporto tra democrazia e capitalismo. Rifiutando le ipotesi, anche recenti, che vedono il capitalismo in conflitto esistenziale con l’ideale di uguaglianza democratica, l’autore propone una lettura riformista. Sono piuttosto le catastrofi ecologiche e la riduzione delle risorse disponibili che minacciano da vicino la qualità democratica, rischiando di trasformare il sistema di regole in un “lusso” che l’emergenza spinge ad abbandonare.
 
 


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