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Schermaglie/2010. Una festosa iconoclastia

Fra i tanti filmoni che hanno animato la stagione invernale uno dei più vituperati è stato il catastrofico 2012, dello specialista del genere, il tedesco Roland Emmerich. Il film, che materializza in una serie di scene eclatanti la fine del nostro mondo, non ha praticamente una trama. Come si può immaginare ci sono alcuni personaggi che cercano a tutti i costi di salvarsi e alla fine ci riescono, mentre altri, insieme alla gran parte del genere umano, sono fatalmente destinati a essere annientati.
Sembra abbastanza inutile seguire le orme della maggior parte dei critici che hanno massacrato la supposta «vuotezza» del film. Tutto sommato 2012 mantiene ciò che promette al pubblico, che va in sala per vedere i palazzi che crollano e la gente che viene schiacciata. Le riflessioni interessanti possono invece riguardare altri aspetti del film, realizzato come si è detto con molta professionalità. 2012 punta sull’accumulo di scene distruttive, basate su effetti digitali, ma quel che conta qui è la distruzione in sequenza dei luoghi topici dell’immaginario e della cultura globale: dalla Casa Bianca alla Statua della Libertà a Piazza San Pietro. Il regista, come un gioioso iconoclasta, si diverte a distruggere questi simboli mentre il pubblico partecipa allegramente a quella che dovrebbe essere percepita come una catastrofe. Siamo lontani dalla concezione aristotelica della catarsi, tipica dei catastrofici degli anni Settanta. In quei casi in cui un gruppetto di persone doveva salvarsi da un incedente aereo o da un naufragio, ciò che contava non era l’effetto finale o il gigantismo della catastrofe, ma l’evoluzione dei personaggi nelle varie storie che si intrecciavano. Il film funzionava come rito esorcistico e, nella salvezza dei protagonisti, faceva vivere al pubblico un sollievo sublimato.
Di questo genere ormai Hollywood mantiene solo lo scheletro. Le possibilità offerte dalla tecnologia digitale spostano tutta l’attenzione del film sull’imagerie della distruzione, gonfiata e moltiplicata a dismisura. È possibile far vedere un’enorme nave che si scontra con l’Everest sommerso dalle onde o un supervulcano che inghiotte il parco di Yellowstone.  Ciò che interessa è vedere la distruzione di tutti i luoghi tipici del proprio immaginario. Lo stesso Emmerich ammette che avrebbe volentieri inserito la disintegrazione della Mecca, ma ha preferito evitare il rischio di una fatwa: in fondo la demolizione di un simbolo religioso non è mai così innocente.
Eppure il culto del disastro cinematografico non ha a che vedere con la distruzione creatrice portata avanti dalle avanguardie storiche (si pensi a Marinetti che invocava il rogo per i musei e i monumenti). Le avanguardie esigevano lo scandalo per le loro provocazioni, il pubblico partecipava in maniera molto più passiva al gioco, mentre qui è complice e anzi compiaciuto di vedere la pulsione di morte al lavoro, tramite il regista.
Ciò che i cantori dell’avanguardia non avevano previsto, ma forse era stato intravisto da Baudrillard, è che la distruzione del monumento, nel proprio fragoroso spettacolo, diventa una riappropriazione giocosa del suo stesso senso sacrale. L’arte occidentale ha più volte giocato con la pulsione di morte e la distruzione degli oggetti, veicolando in essa, simbolicamente, l’esperienza del Sacro. Rendere spettacolare l’abbattimento della Casa Bianca non è altro che l’appropriazione, da parte dello Show Business, di un procedimento tipico della nostra tradizione artistica. L’homo ludens si prende così una parziale e controllata rivincita sull’homo faber.
 
 

Indice delle cose notevoli: In attesa dell’uscita del DVD di 2012 si può riguardare il precedente exploit catastrofico del regista tedesco: The day after tomorrow. L’Alba del giorno dopo di Roland Emmerich, DVD doppio strato, 20th Century Fox Entertainment, 2009 * Miti e leggende dietro la fatidica data della fine del mondo indicata dal calendario Maya: Roberto Giacobbo, 2012. La fine del mondo? Milano, Mondadori, 2009 * Un sito non ufficiale completamente dedicato a Emmerich: www.rolandemmerich.de * Il concetto del Sacro per uno dei pensatori più originali del secolo scorso: Jean Baudrillard, Lo scambio simbolico e la morte, Milano, Feltrinelli, 2007 * Il film capostipite di tutti i catastrofici classici degli anni Settanta, l’opera angosciosa di un maestro del cinema: Gli uccelli di Alfred Hitchcock, DVD strato singolo, Universal Video, 2001 * Un articolo che cerca di analizzare i motivi del successo del genere catastrofico: www.movieplayer.it/articoli/02554/il-successo-commerciale-del-cinema-catastrofico


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