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Inchiostri di luglio

FRANCESCO COSSIGA, Fotti il potere, Aliberti editore, 2010, pp. 298, euro 17
La conversazione tra Francesco Cossiga e Andrea Cangini è già un caso politico-letterario, a poche settimane dalla sua uscita. Leggendo queste pagine, si capisce il perché. L’ex presidente della Repubblica non risparmia nulla all’esigenza di chiarezza e verità, non si nasconde dietro un dito, e anzi, raddoppia la dose per svelare, a volte solo far intravedere, la realtà degli arcana imperii, del passato (Prima repubblica) ma anche del presente, e non limitando certamente lo sguardo all’Italia. Viene da pensare che soltanto un grande vecchio come Cossiga, profondamente legato al quadro atlantico, europeo ed occidentale, potesse fare di questa chiarezza la chiave per un libro di grande diffusione. Un manuale di tecnica governativa e insieme un breviario di massime erudite di storia culturale e religiosa.
 
PAOLO PRODI E GUIDO ROSSI, Non rubare, Il Mulino, 2010, pp. 169, euro 12
Gli autori si pongono il problema di tracciare i confini storici dell’etica e dell’economia. Toccano quindi un punto particolarmente delicato – ma spesso inadeguatamente trattato – dell’attuale dibattito post-crisi finanziaria. La novità è che lo fanno con un apparato culturale di tutto rispetto, e quindi si ricollegano alle elaborazioni più profonde e radicali, anche recenti, di parte ecclesiastica e laica, sui limiti del sistema capitalistico nella definizione del bene comune e del rapporto di questo con l’interesse e il guadagno privato. Il terremoto del 2007-2009 ha messo in moto grandi energie, e anche una passione storica che serve al confronto civile e al dialogo tra tecnici. Questo libro ne è un ottimo esempio.
 
ALFREDO REICHLIN, Il midollo del leone, Laterza, 2010, pp. 149, euro 15
Non una semplice autobiografia, né una nostalgica rievocazione di una stagione politica piena di passione, ma irrimediabilmente conclusa. Questa è piuttosto una raccolta di esperienze civili e morali, lezioni dal passato e spunti di riflessione dalla storia del Pci, che l’autore intende mettere al servizio di un progetto riformista capace di produrre senso e visione del mondo. Una delle domande cruciali è legata alla “rivoluzione conservatrice” degli anni Settanta-Ottanta: secondo Reichlin è lì che si realizza la separazione tra pulsioni profonde della società e “testa” politica, una frattura tale da generare un riformismo tecnocratico e senza popolo da una parte, e un populismo plebiscitario-conservatore dall’altra. Per innescare un riformismo profondo, bisogna capire la crisi della democrazia, che è crisi del contenuto di ascesa sociale ed emancipazione di individui e popoli.
 
CASS R. SUNSTEIN, Voci, gossip e false dicerie, Feltrinelli, 2010, pp. 106, euro 14
Questo saggio si propone di descrivere come e perché le dicerie si formano e si diffondono, un campo di analisi al confine tra intelligence, scienza cognitiva e scienza della comunicazione. Difatti il meccanismo agisce, in linea generale, con una certa regolarità, ma la diffusione delle tecnologie da una parte e le divisioni geopolitiche dall’altra ne accentuano e diversificano gli effetti. Cascate informative, cascate conformistiche, polarizzazioni di gruppo, pregiudizi vengono quindi ingigantiti nell’età dell’accesso informatico. È un breviario particolarmente utile perché proprio nelle fasi di crisi il fattore emotivo cresce e predispone ad accogliere, senza difese razionali, i rumours. Da questo punto di vista, l’idea di un “libero mercato delle idee” in cui le dicerie vengono verificate è debole: spesso – dice amaramente l’autore – la verità non è all’altezza di una bugia.
 
RENZO FOA, Ho visto morire il comunismo, Marsilio, 2010, pp. 208, euro 15
In ricordo di Vittorio Foa e del suo straordinario percorso di ricerca politica, a un anno dalla morte, questa raccolta di saggi e interventi fa i conti con il passato, con una generazione di intellettuali che a lungo, troppo a lungo secondo Foa, sostennero la “doppia utopia”, ovvero la riformabilità del comunismo. Intrappolati dalle logiche di blocco, costretti ad una fedeltà al tempo stesso ideologica ed imperiale, gli uomini e le donne che ruotavano attorno al Pci nel dopoguerra non riuscirono a cogliere in tutte le sue implicazioni l’esperienza del socialismo reale sovietico. Il libro prova a farlo parlando delle due guerre “intercomuniste” dell’Indocina negli anni Settanta e della Polonia degli anni Ottanta – scorci e impressioni tratti dai suoi viaggi per l’Unità, dove emerge l’amore per l’ineliminabile pulsione alla libertà individuale.
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