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Ecumenica/ La classe politica e le orecchie aperte

Di questi tempi abbondano i ragionamenti sul tema dei cattolici e la politica. Giuseppe De Rita e Dario Antiseri si sono confrontati sul Corriere della Sera il 31 agosto e il 12 settembre. Il Cardinal Bagnasco a settembre ha spronato i cattolici «con doti di mente e di cuore» a «buttarsi nell’agone per rendere più credibile tutta la politica», generando una scia di interessanti riflessioni e commenti. La 46esima Settimana sociale dei cattolici, svoltasi in Calabria a metà ottobre, ha ulteriormente posto in primo piano la questione.
Sarà il periodo politicamente instabile, sarà il costante sapore di elezioni, sta di fatto che molti hanno rivolto attenzioni alla presenza pubblica dei fedeli della Chiesa. Non sono mancate sfumature, differenze di vedute e soluzioni, ma è molto significativo ciò su cui praticamente tutti i commentatori hanno convenuto: la necessità che torni a farsi vedere e sentire quella forza culturale e politica da cui in passato l’Italia ha saputo tirare fuori le sue migliori energie.
Ma c’è un aspetto del dibattito che rischia di viziarlo. Questa insistenza sulla necessità del “venir fuori”, dell’emergere dei cattolici rispetto a una presunta situazione d’ombra in politica, rischia di rivolgersi all’interlocutore sbagliato. Guardiamo i fatti. L’Italia, come molti dei Paesi europei, è afflitta da alcuni problemi reali: il calo demografico, l’invecchiamento della popolazione, l’immigrazione, la crisi. Ora, ci sarebbe da domandarsi: chi nel Paese, nonostante le difficoltà economiche, nonostante la mancanza di incentivi, se ne sta occupando? Chi, oggi, sta costruendo unioni stabili e durature? Chi sta mettendo su famiglie, magari numerose, anche se non conviene? Chi, nonostante gli oggettivi disagi e la mancanza di servizi, si sta impegnando nella socializzazione e nell’educazione delle nuove generazioni, occupandosi allo stesso tempo degli anziani? Chi è aperto all’altro (anche immigrato) e vive uno stile di vita sobrio e semplice, lontano dagli eccessi consumistici, favorendo il risparmio grazie al quale il Paese sta tenendo botta rispetto alla crisi?
Non sono i cattolici che hanno bisogno di venire fuori (nei problemi veri dell’Italia ci sono dentro fino al collo e già da tempo se ne stanno occupando), la vera sfida sembra piuttosto riguardare la classe politica. È lei che è chiamata ad “entrare” di più nella realtà del Paese. Magari basterebbe chiudere più spesso il giornale e aprire le orecchie, mettendosi all’ascolto di quella moltitudine di italiani reali quotidianamente impegnata a prendersi sulle spalle i problemi di tutti. Di sicuro migliorerebbe anche l’affluenza alle urne.


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