La libertà economica è alla base del funzionamento del mercato interno europeo. La libertà intesa come azione indipendente delle imprese è il presupposto dell’equilibrio concorrenziale che favorisce i consumatori. Anche quando la libertà si declina nella possibilità di stringere accordi, emerge un beneficio per i consumatori grazie, per esempio, a contratti di distribuzione, a partnership tra imprese dello stesso settore che uniscono le proprie risorse per nuove attività di ricerca e sviluppo, oppure per aumentare l’efficienza produttiva. Ma alcuni accordi non generano alcuna efficienza ma solo maggiori profitti per le imprese coinvolte. Si tratta di cartelli con cui le imprese di un mercato decidono di rinunciare alla loro azione indipendente, e quindi concorrenziale, tipicamente per stabilire i prezzi da applicare o le quantità da offrire, oppure per dividersi i mercati di sbocco. Mentre gli accordi con effetti positivi sono leciti, e quindi ben circostanziati e firmati dalle parti coinvolte, i cartelli sono vietati e le parti evitano di lasciare tracce delle loro turpi decisioni. Le imprese di un cartello, infatti, possono essere multate fino al 10% del fatturato complessivo (mondiale per tutti i prodotti venduti). Ma se senza alcun accordo scritto, il leader di mercato alza i prezzi e gli altri concorrenti decidono di seguirlo, il cartello prende forma a danno dei consumatori.
Un aumento di prezzo può insospettire la Commissione, l’istituzione incaricata di sorvegliare sul processo concorrenziale nel mercato interno e di multare le imprese di un cartello, ma non è sufficiente. Un prezzo più elevato applicato da tutte le imprese di un settore potrebbe riflettere semplicemente un aumento del costo delle materie prime. E se la Commissione multa le imprese senza uno straccio di prove, in appello è scontata la cancellazione della sanzione da parte della Corte.
Ecco come può fare la Commissione per avere qualche prova del comportamento anticompetitivo. Se un’impresa parte di un cartello ha paura di essere multata, allora può bussare alla porta della Commissione, pentirsi e invocare clemenza. Questa potrà essere concessa solo se le informazioni fornite sul cartello sono tali da diventare prove inoppugnabili per sanzionare le altre imprese coinvolte. Una multa ridotta che, in alcuni casi, può arrivare fino a zero è un forte destabilizzatore di cartelli. Ovvero, prima di entrare a far parte di un cartello, devo mettere su un piatto della bilancia i maggiori profitti derivanti da prezzi più elevati, e sull’altro piatto il rischio di un controllo da parte della Commissione. Quest’ultimo rischio diventa elevato con l’incentivo che i miei concorrenti/partner avrebbero nell’entrare nel cartello, pentirsi, fare la spia alla Commissione e farmi pagare il massimo della multa.
Dal 1990 ad oggi, ci sono stati 91 casi di cartelli nell’Ue soprattutto in settori concentrati e ben protetti da barriere all’entrata (es. energia e chimica). Dei 17,1 miliardi di euro inflitti dalla Commissione, dopo l’intervento della Corte, il valore netto delle multe è sceso a quasi 16,6 miliardi; si tratta comunque di risorse aggiuntive per il bilancio dell’Ue.