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Le rinnovabili si rinnovano

Negli ultimi dieci anni l’aumento del costo dei combustibili fossili, la dipendenza energetica delle economie sviluppate e di quelle emergenti da Paesi “non stabili”, gli impegni internazionali per la riduzione delle emissioni e la protezione del clima, hanno fortemente sostenuto lo sviluppo e la diffusione delle fonti rinnovabili.
Almeno 85 Paesi hanno adottato fino ad oggi obiettivi e norme per promuovere le fonti rinnovabili.
A livello globale, l’offerta di energia da fonti rinnovabili è arrivata a coprire il 13% circa dell’offerta totale di energia primaria e il 19% di elettricità.
La crescita delle fonti energetiche rinnovabili dal 1990 ad oggi è avvenuta ad un tasso medio annuo (1,7%) di poco al di sotto di quello dell’offerta mondiale di energia primaria (1,9%). In particolare le fonti solare ed eolica sono cresciute rispettivamente, dal 1990 ad oggi, a tassi medi annui del 9,8% e del 25%, di gran lunga superiori al tasso di crescita dell’offerta mondiale di energia primaria.
Nel 2009 e nel 2010, negli Usa e in Europa le fonti rinnovabili hanno contribuito alla produzione aggiuntiva di elettricità più delle fonti convenzionali (carbone, gas e petrolio).
Nel 2010, in Europa, le fonti rinnovabili corrispondono al 60% della nuova capacità elettrica installata e a circa il 20% della produzione di elettricità.
Per quanto riguarda le economie emergenti, la Cina ha aggiunto nel 2009-2010 37 GW di potenza elettrica istallata alimentata da fonti rinnovabili, raggiungendo 226 GW di capacità, più di ogni altro Paese al mondo!
 
Secondo il World energy outlook 2010 dell’Agenzia internazionale dell’energia, nei prossimi 25 anni, il ruolo delle fonti rinnovabili nella generazione di elettricità su scala globale è destinato a triplicare, raggiungendo in percentuale lo stesso livello del carbone (35% circa).
Gli investimenti sono cresciuti anche negli anni della crisi economica e finanziaria, raggiungendo 180 miliardi $/anno nel 2010. È significativo che i Paesi emergenti abbiano la leadership negli investimenti per le fonti rinnovabili e l’“economia verde”: la Cina da sola nel 2009-2010 ha conosciuto una crescita degli investimenti in produzione e ricerca&sviluppo superiore di oltre il 50% rispetto al 2008. Oggi la Cina è l’economia che investe di più al mondo sulle fonti rinnovabili e le tecnologie energetiche “pulite”, seguita dagli Usa che tuttavia hanno investito meno della metà della Cina.
Secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (2010 Energy technology perspectives) gli investimenti per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e delle tecnologie energetiche “pulite” dovrebbero raggiungere nel 2030 i 750 miliardi $, favoriti da alcuni fattori trainanti:
– la flessibilità delle fonti rinnovabili, capaci di rispondere alla domanda locale di energia nelle economie emergenti e in via di sviluppo, senza la necessità di importanti e costose infrastrutture di trasporto di elettricità e
combustibili;
– l’esigenza e l’urgenza della diversificazione delle fonti energetiche per la sicurezza di tutte le economie prive di proprie risorse energetiche convenzionali;
– la capacità di fornire elettricità e calore nei settori delle costruzioni e dell’industria, mediante sistemi integrati di utilizzazione delle fonti rinnovabili con significativi riduzioni di costo nel medio termine sia per l’approvvigionamento di combustibili fossili, sia per la fornitura di elettricità dalla rete;
– gli impegni globali e nazionali per la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra.
 
A questi fattori si aggiunge la grande incertezza sul futuro dell’energia nucleare, che certamente non potrà raggiungere nei prossimi decenni (2030) i livelli previsti prima di Fukushima.
La battuta d’arresto del nucleare avrà certamente effetti positivi nel breve periodo su carbone e gas naturale (in particolare shale gas), ma sono chiari i segni di un ulteriore interesse delle compagnie private e dei grandi Paesi per lo sviluppo ulteriore delle fonti rinnovabili.
E, inoltre, l’aumento del prezzo del petrolio legato alle crisi del Nord Africa e del Medio Oriente è destinato ad accrescere interesse e competitività delle fonti alternative. Energia solare e i biocombustibili sono le due aree di maggiore interesse per la ricerca e sviluppo, sia da parte delle compagnie private sia di agenzie pubbliche.
In particolare, secondo le stime convergenti di molte Agenzie, a partire da quella Internazionale per l’energia, i biocarburanti potrebbero coprire entro il 2030 il 25% della domanda globale di carburanti nel settore del trasporto.
Un ruolo sempre più rilevante lo sta assumendo il bioetanolo, sia quello cosiddetto di “prima generazione” prodotto dalla canna da zucchero (Brasile), sia quello di “seconda generazione” che utilizza tutte le componenti ligno-cellulosiche presenti nelle produzioni agricole non alimentari, nei residui della coltivazione delle foreste, nei rifiuti urbani e industriali. Il prezzo attuale del bioetanolo da canna da zucchero è pari a circa 30$ al barile, ovvero di gran lunga inferiore al prezzo del petrolio. Ed anche il costo di produzione del bioetanolo di seconda generazione è stimato su valori competitivi (45-60 $).
 
Lo sviluppo del bioetanolo come commodity energetica globale è stato fortemente ostacolato negli ultimi dieci anni attraverso l’applicazione di barriere tariffarie, negli Usa e in Europa, per proteggere con elevati sussidi gli agricoltori. Tuttavia l’evoluzione del mercato globale dei prodotti alimentari, e l’urgenza della diversificazione delle fonti energetiche, stanno aprendo nuove prospettive allo sviluppo delle bioenergie.
A questo proposito è significativo quanto affermato dal presidente Obama a conclusione degli accordi sottoscritti con il Brasile nello scorso marzo: «L’unica soluzione per ridurre la dipendenza dell’economia mondiale dai combustibili fossili è nello sviluppo delle tecnologie energetiche“pulite”, ed è per questo che gli Stati Uniti e il Brasile rafforzeranno la loro cooperazione per la promozione e la diffusione dei biocarburanti. I biocarburanti rappresentano il cuore della “U.S.-Brazil Green economy partnership” finalizzata alla creazione di nuove industrie pulite e di nuovi posti di lavoro in Brasile e negli Usa».
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