Il problema di molte delle riflessioni su Internet e sui nuovi media è che spesso rimangono ad un livello tecnico, quasi epidermico, finendo per soffermarsi più sulle questioni accessorie che sulle domande di fondo.
Per questo è interessante considerare il messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale delle comunicazioni sociali (che cade il 5 giugno).
Cosa dice il Papa? Egli parte dalla constatazione che Internet non è più solo un modo per scambiarsi dati e informazioni, ma è diventato il luogo in cui si finisce per condividere se stessi. La rete si è evoluta in quello che gli esperti chiamano web 2.0: non più solo un medium – nell’accezione classica del termine – ma una vera e propria estensione della dimensione sociale e relazionale.
Per questo Benedetto XVI incentra il suo discorso sulla necessità che ci siano su Internet persone «autentiche e riflessive» che sappiano trasmet-tere la verità tutta intera e che non trascurino la priorità dei rapporti concreti con le persone reali con cui si ha a che fare quotidianamente.
Liquidare queste indicazioni come semplici suggestioni etiche di un leader religioso sarebbe miope. In esse infatti sono presenti molte delle sfide che impegnano oggi l’umanità di fronte all’ipersviluppo tecnologico.
Che cos’è quel richiamo all’autenticità e alla capacità di riflessione se non una risposta all’overdose informativa che ci rende sempre più ricchi di attualità ma sempre più poveri di visione? Che cos’è quel richiamo alla verità tutta intera se non un antidoto alla popolarità che sta diventando l’unico orizzonte dello scambio fra gli uomini? Che cos’è il richiamo alla concretezza delle persone se non una vera e propria ribellione alla spersonalizzazione dei rapporti e al distacco dalla realtà a cui siamo sottoposti?
Così come accadde per l’invenzione della stampa, della radio e della televisione, anche Internet sta producendo una rivoluzione culturale.
Ma, siamo franchi, le analisi del moltiplicarsi delle possibilità di fruizione o le misurazioni degli effetti del web sulla vita delle persone, rischiano di dirci poco o nulla. Qui ci vuole una riflessione sul senso che stiamo dando allo strumento. Per questo il papa invita a non dimenticare che Internet è «come ogni altro frutto dell’ingegno umano»: proverà il suo valore non tanto per le potenzialità inimmaginate che schiude o per i numeri sorprendenti che produce, ma nella misura in cui saprà rispondere al «desiderio di senso di verità e unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano». Il resto è roba da tecnici del computer.