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Un sasso nello stagno

Il risanamento del bilancio pubblico resterà una incompiuta se non accompagnato da un rilancio dell’economia produttiva del nostro Paese. Idee e opportunità non mancano.
A quanti sinora, nel governo e in Parlamento, si sono impegnati nel varare misure da effetti prevalentemente depressivi vorremmo far giungere un nostro suggerimento non richiesto. Una vera e propria proposta, concreta e basata su tre considerazioni fondamentali. Primo, in Italia ci sono molte aziende capaci e degne di successo, con idee e progetti validi di crescita ed occupazione, che, se ne avessero l’opportunità e i mezzi, potrebbero rilanciare l’economia del nostro Paese. Secondo, all’estero ci sono ingenti capitali, italiani e non, che non vengono investiti nelle aziende italiane per mancanza di sufficienti incentivi e informazione. Terzo, la fiscalità in Italia non è utilizzata a sufficienza per stimolare questi investimenti, come invece fanno molti piani aggressivi di rilancio dello sviluppo di altri Paesi, dagli Usa agli emergenti.
 
In particolare, si tratta di fornire incentivi alla mobilizzazione del risparmio italiano (quello all’estero è stimato intorno a circa 250 miliardi di euro), ma non solo, a sostegno delle aziende eccellenti del “made in Italy”, quotate e non, incluse quelle operanti nel settore finanziario, in modo che attivino programmi di espansione economica creando occupazione e crescita. Si vuole dunque incoraggiare i risparmiatori ad investire in tali aziende, in cambio di una tassazione agevolata dei proventi di questo investimento, nonché di sgravi fiscali per le aziende stesse.
Per poter attrarre capitali con tale tassazione agevolata (ad esempio pari al 10% dei proventi del progetto) le aziende del “made in Italy” dovranno stilare e comunicare al mercato un piano a lungo termine volto alla crescita, nel rispetto di obiettivi minimi di redditività.
 
L’offerta potenziale di capitale
Il nostro Paese dispone di un ampio pool di capitali pazienti (una base di partenza potrebbe essere data dai circa 250 miliardi di ricchezza italiana depositata all’estero). Alcuni di questi risparmiatori potranno essere interessati ad un investimento diretto nelle aziende, altri preferiranno accedere ad un veicolo di investimento, quale ad esempio una polizza di capitalizzazione, che accorpi gli investimenti diretti offrendo una maggiore diversificazione dell’investimento, e, entro certi limiti, una trasformazione del profilo di rischio.
 
L’identificazione delle aziende
Potranno giovarsi delle agevolazioni tutte le medie aziende italiane appartenenti al “made in Italy”, sia quotate che non quotate, inclusive delle sussidiarie dei maggiori gruppi industriali. Si intendono inclusi nella lista tutti gli intermediari finanziari, purché essi si impegnino a sostenere finanziariamente i progetti delle aziende di cui sopra.
 
Il piano di investimento delle aziende
Onde essere inserite nella lista delle aziende i cui finanziatori godranno di possibili benefici fiscali, le aziende si impegnano a predisporre dei business plan per un periodo complessivo di nove anni, con aggiornamento triennale, che illustrino gli obiettivi e le caratteristiche del piano di investimenti e di crescita, di nuova occupazione e i mercati di sbocco e competitività. I piani, che saranno trasmessi al ministero dello Sviluppo/Economia, dovranno contenere un obiettivo minimo di crescita reale del fatturato medio annuo del 5%, o dell’occupazione del 3%, con un impegno a conseguire un tasso interno di rendimento minimo del 10% a fronte di una leva finanziaria che non potrà discostarsi da quella fisiologica del settore merceologico di riferimento.
Saranno previste due differenti modalità di investimento, onde facilitare l’incontro tra domanda (le imprese del “made in Italy”) e offerta (il risparmio detenuto all’estero).
La prima modalità è l’investimento diretto, da parte dei risparmiatori, nelle quote di capitale di rischio emesse dalle aziende, il cui piano di investimento, in particolare, verrà finanziato tramite l’emissione di azioni, limitatamente alle società quotate, ovvero da parte di tutte le aziende, a prescindere dalla quotazione in Borsa, di obbligazioni convertende, in misura da convenire e al termine dei nove anni, in azioni ordinarie delle società che ricevono i capitali e che dovranno eventualmente essere quotate in Borsa, anche su Borse specializzate come l’Aim (sia nella forma delle obbligazioni convertende sia nella forma delle azioni ordinarie in cui verranno successivamente convertite).
Oltre alla partecipazione diretta, sarà possibile ai risparmiatori investire tramite sottoscrizione di specifiche polizze di assicurazione a capitalizzazione che investano nelle obbligazioni convertende.
 
La tassazione dello strumento di finanziamento
Il rendimento delle obbligazioni convertibili e delle azioni, anche in fase di conversione, che finanzieranno il progetto, sarà tassato, per l’intera durata della vita del progetto (ad esempio nove anni), con un’aliquota che potrebbe indicativamente attestarsi tra il 10 e 12%.
Il monitoraggio dei progetti è affidato ad un ente (da identificare successivamente) il quale predispone la lista delle aziende, riceve i progetti di investimento e monitora i requisiti necessari al soddisfacimento degli incentivi fiscali.
Un altro pilastro della proposta è la defiscalizzazione degli oneri sociali a carico di tutte le aziende di cui sopra, per i primi tre anni dall’assunzione dei nuovi dipendenti, con patto di non elusione fiscale. Per tutte quelle imprese che, alla fine del periodo di investimento, abbiano raggiunto gli obiettivi minimi del piano, è previsto uno sgravio fiscale sull’Irpef pari ad una soglia da convenire.
Siamo convinti che sia questo il tipo di iniziative che occorre mettere in campo per rilanciare l’economia italiana, facendo leva sui suoi migliori talenti imprenditoriali, sulle risorse finanziarie degli italiani (sempre più depositate all’estero) e sul coordinamento, garanzia e incentivo forniti dallo Stato. È un punto di partenza, certo, ma concreto e specifico, sul quale confidiamo possa seguire un riscontro.


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