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Oscar, il reazionario borbonico piemontese

Fu in virtù della strage mafiosa di Capaci e su suggestione di Marco Pannella (che lo raccomandò ai grandi elettori di sinistra come «il meno democristiano di tutti») che Oscar Luigi Scalfaro s’insediò al Quirinale.
 
La sua storia personale non fu brillantissima. Magistrato d’accusa, fu inflessibile: fu l’ultimo a far eseguire una sentenza di morte in Italia nel settembre 1946, malgrado la già operante amnistia Togliatti. Da cattolico integralista e reazionario, non ebbe mai un gran seguito nella Dc; ma seppe fare, del suo virgineo candore moralistico, la propria corazza contro le insidie del mondo moderno.
 
Il suo percorso dall’estrema destra all’estrema sinistra non deve stupire. Di orgoglio, ne aveva da vendere; e lo spese bene, con copiosi interessi. Giunse a diventare il presidente dell’Anpi nella massima espansione di un antifascismo tardivo e farlocco, guada­gnandosi i galloni che, al tempo della verità, sarebbero spettati a Ferruccio Parri; il quale, invece, nel dicembre 1947, l’Anpi la disfece assieme ad Enrico Mattei, Albertino Marcora e Raffaele Cadorna. Divenne ministro per scelta della corrente di Base, la sinistra politica della Dc che, di fronte all’irrigidimento socialista col suo veto a Scelba, lo indicò a Moro come un personaggio minore di compromesso: che infeati salvò il varo del centro-sinistra già sul nascere.
 
Pur reazionario, Oscar Luigi Scalfaro era brillante e faceto, persino un affabulatore. Da capo dello Stato, non ebbe seguito di popolo: ma il suo odio per Berlusconi (che concorse a sconnettere dal governo), l’innalzò all’altissima considerazione della sinistra più demagogica, conservatrice e riformisticamente sterile. Il suo settennato fu reprensibile, memorabile per negatività.
 
Ora che se ne è andato, in punta di piedi c’è da notare, e solo nel frastuono del cinismo salvivico di tutti i papaveri delle nomenclature che si affannano nello sfasciare l’Italia, un tributo, sincero, glielo si deve: fu un credente convinto; e come tale va rispettato e compianto.
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