Il tempo che la motonave impiega da Piombino all´isola è di circa 60 minuti ma lo stato d´animo del viaggiatore è diverso: di sollievo e serenità quando si comincia ad intravedere la sagoma di Cavo prima propaggine elbana fino a quando il rosa stanco delle case di Portoferraio stinge nelle acque del porto mentre alla sinistra del viaggiatore stupito e intontito da tanta bellezza appare arcigno e serrato, lassù in alto, il Volterraio. “Vado all´isola”, dice tutta la gente. Oppure, con mestizia: “Vado in continente”.
Ero stato introdotto all´amore per l´Elba dalla famiglia di mia moglie, elbana doc e nata allo Schiopparello; questo avveniva tanti anni orsono.
Ne ero stato subito affascinato per il senso di profonda pace, per la quiete stagnante e per la privacy assoluta. Ho amato l´Elba in tutte le sue stagioni e, anche se d´estate viene in parte divorata da viaggiatori frettolosi, i frequentatori delle Ghiaie con i suoi ritmi da primo novecento e con trasparenze del mare che nulla hanno da invidiare a quelle di Rangiroa sanno che ogni spicchio dell´isola ha un suo sapore particolare.
In questo ambiente nacque nel 1962 il premio letterario internazionale Isola d´Elba, da una intuizione di tre finissimi letterati: Geno Pampaloni, Rodolfo Doni ed Emerigo Giachery.
Fu premiato Carlo Magno nella grotta di Alfonso Gatto ma già da quella prima edizione si vide subito la grande capacità della giuria di fare di questo premio un qualcosa di diverso. Geno Pampaloni, gigante della cultura e della critica letteraria del Novecento, soleva dire che l´importanza di questo premio era dovuta all´essere “austero e silente”. Austero perché scevro dai giochi e dai patteggiamenti; silente perché lontano dagli schiamazzi e dagli eccessi mediatici.
Ho sempre ritenuto che l´insularità del premio stesso fosse propedeutica al mantenimento di questo spirito: una tradizione di rigore culturale quasi da benedettini lo contraddistingue ormai da tanti anni agli occhi degli addetti ai lavori. La sua giuria letteraria, questo ristretto gruppo di uomini colti e cosmopoliti, ha consegnato alla tradizione del premio una lunga sequenza di vincitori scelti tal volta con premonitrice attenzione nel fior fiore della cultura europea. A questa impostazione abbiamo cercato di attenerci e se saremo riusciti lo potranno dire solo i giudici popolari che vagliano le opere e, più in generale, la stima e il consenso della critica letteraria e della pubblica opinione. Ma andiamo con ordine. Era intorno agli anni Ottanta quando Giancarlo Castelvecchi, pittore e amico di grande umanità, mi chiese se potevo dare una mano e da allora, e di tempo ne è passato siamo sempre a cercare, come si dice in Toscana, di “far le nozze con i fichi secchi”.
Ma non voglio intristire la colta e internazionale utenza di Ulisse con le affannose cure organizzative di un premio letterario e vi racconterò piuttosto di come nel ´63 vinse Norbert Wildiers con Introduzione a Teihard de Chardin. Era un libro di sconvolgente anticipazione sul rapporto tra evoluzione scientifica ed esigenze religiose e credo che veramente pochi in Italia ne avessero piena contezza.
Nel ´69 vinse Montale e la giuria lo preferì ad altri due libri straordinari: il Contadino della Garonna di Jacques Maritain e Sul mare della vita di Lidia Storoni Mazzolani. Heinrich Boll, premiato nel ´65, e lo stesso Montale vengono successivamente consacrati con il prestigioso Nobel rispettivamente nel ´72 e ´75.
Il 1984 fu un anno importante: il premio si era interrotto per undici anni per difficoltà finanziarie (e si fa per dire: non c´era una sola lira); la manifestazione iniziata nella Piazza di Marciana Marina fu “benedetta” da un improvviso temporale e così tutti si trasferirono di corsa nell´adiacente chiesa di Santa Chiara. Un nome spiccava tra tutti, quello di Mircea Eliade che aveva sempre vissuto e praticato en artiste il suo fecondo e prestigioso mestiere di studioso dei riti e dei simboli. Con le “sue” Nozze in cielo, con l´amore alato così bene descritto, la giuria premiava l´autore dell´ormai classico trattato di storia delle religioni che ha fatto sognare generazioni di lettori giovani e non. Nel ´94 Mario Luzi mise tutti d´accordo, con Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini. Uscito dall´eremo di Sant´Anna, vicino a Pienza solitaria dove si ritirava a leggere e studiare ammirando la Val d´Orcia, Luzi ci adombrò il ritorno immaginario dell´anziano Simone Martini verso la natia Siena facendo sgorgare dalla sua poesia il tema metafisico della luce, quello splendidamente orchestrato dell´acqua e il tema dell´arte rivelante e sublimante”.
Una donna straordinaria, poetessa letta e ascoltata in tutto il mondo, Maria Luisa Spaziani colse l´alloro nel ´96. Nel 2000 Fosco Maraini, uno dei grandi vecchi della letteratura italiana, fiorentino, etnologo, e antropologo orientalista, narratore, viaggiatore, fotografo e alpinista che con i suoi libri ha insegnato a tante generazioni ad essere cittadini del mondo trovò larghissimo consenso con lo splendido romanzo Case, amori, universi. Solo “un ultimo pagano” come Maraini poteva offrire un inno così gioioso alla vita. E siamo così arrivati al 2004. La giuria letteraria chiusasi nella sessione primaverile nella quiete odorosa dell´Hotel Belvedere nei dintorni di Colle Val d´Elsa, la cittadina di Arnolfo di Cambio e di Mino Maccari, adagiata tra Siena e Firenze, ha scelto la terna di autori da proporre alla più ampia giuria popolare. Si tratta della Sposa di Giorgio Montefoschi, Dell´elogio delle donne mature di Stephen Vizinczey e L´invenzione del passato di John Banville. Di questa terna non dirò niente per lasciare ai nostri giurati il piacere della scelta. Poche isole si abbinano così bene all´efficace simbolismo del titolo della vostra rivista. Dell´elbanità tante cose vorrei rappresentare ma l´aedo indiscusso è l´amico Gaspare Barbiellini Amidei di cui sono ammirato lettore.
Pubblicata da Premio Internazionale Isola d´Elba il giorno giovedì 7 maggio 2009 alle ore 15.30
Il professor Alberto Brandani è il Presidente della Giuria del “Premio Letterario Internazionale Isola d´Elba”