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“La Siria non è la Libia”

Le manifestazioni in piazza, la repressione delle autorità, le critiche con la comunità internazionale. La tragica crisi in corso contro il regime Bashar al Assad in Siria scenario sembra un dejà vù della rivolta in Libia dell’anno scorso. Quale sarà l’epilogo di questa dinamica? Qualcosa di simile alla caduta di Muammar Gheddafi? In un’intervista con Formiche, Roberto Menotti, Senior research fellow presso Aspen Institute Italia, nega che in Siria si possa ripetere un intervento e un risultato come quello ottenuto in Libia. Le differenze tra le due situazioni sono formali: in Siria sono presenti problemi geopolitici molto più complessi che in Libia.
 
Non a caso – sottolinea Menotti – gli Stati Uniti hanno reso molto più esplicita dall’inizio la loro intenzione di avere un ruolo diretto e di leadership nella gestione della crisi, di controllo, a differenza di quanto avvenuto in la Libia.
 
“Un intervento in Siria – continua Menotti – avrebbe degli effetti immediati su una serie di paesi che hanno obiettivi ed interessi in gioco, come ad esempio la Turchia, specialmente per la questione curda, l’Iraq, Libano, Israele, Iran e indirettamente i paesi del golfo come l’Arabia Saudita. Molti attori hanno degli interessi diretti e questo non era il caso della Libia”.
 
Un quadro assai complesso in cui si inserisce con più attivismo la Russia: “Ci sono gli Stati Uniti, ma c’è anche la Russia. Per motivi storici vogliono influire nella crisi siriana. Mosca vuole conservare uno dei pochi e vecchi alleati che le rimangono nella regione. E sta sfruttando la situazione anche per ribadire il suo ruolo di peso nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Proprio a seguito della esperienza libica, dove la Russia sostiene di essere stata tradita”, continua l’analista.
 
E la Cina? Ha interessi indiretti, ma non vuole stare a guardare. “In parte per fare valere il suo ruolo da membro permanente del Consiglio di Sicurezza, ma anche per una questione di principio: evitare che ogni volta sia un intervento dell’Occidente ad eliminare un regime”, ha detto Menotti.
 
Sulle voci riguardo la possibili di un intervento americano, Menotti ricorda che è un opzione cui gli Stati Uniti si tengono sempre pronti. “Sono obbligati a fare dei piani per qualunque richiesta da parte dello Stato americano, con le diverse gradazioni dell’uso della forza necessario ad ogni eventualità. In questo caso potrebbe essere mirato e con un forte contingente umanitario”.
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