«Mettere l´ordine al posto del caos; separare l´attività produttiva dall´attività speculativa; chiudere la bisca della finanza, in modo che siano i giocatori e non noi a pagare per le perdite sulle puntate; ristabilire il primato delle regole; pensare a investimenti pubblici in beni di interesse collettivo. Solo così, mettendo la ragione al posto degli spread, l´uomo al posto del lupo, il pane al posto delle pietre, si può uscire da questo mostruoso videogame in cui siamo entrati senza capirlo e senza volerlo. In questo libro c´è la traccia per arrivare insieme all´uscita di sicurezza».
Se bastasse un libro a mettere l´ordine al posto del caos sarebbe una gran bella cosa e ci risparmieremo tante tasse e tante amarezze. Il libro intende innanzitutto mettere ordine nelle idee, anche se poi, tra il dire e il fare, come noto, ci stadi mezzo il mare, e non solo quello nostrum, ma i molti oceani che bagnano il caos del mondo. Per separare l´attività produttiva da quella speculativa e per chiudere «la bisca della finanza» bisognerebbe tornare a uno Stato totalitario, ammesso che anche questo riesca nel compito, come testimoniano numerosi casi sotto i nostri occhi.
Per ristabilire il primato delle regole o la più tradizionale «la regola della legge» (che vive di luce propria e non fa parte di alcuna graduatoria che la vede al vertice) il processo educativo è lungo e impegnativo. Per pensare a investimenti pubblici in beni di interesse collettivo occorre non usare le risorse in spese correnti, cosa non proprio facile. Sull´uomo al posto del lupo, cedo volentieri a Tremonti un pensiero di Shimon Peres: «Sapete come convive il lupo con l´agnello? Cambi l´agnello tutti i giorni». Sarebbe cinico pensare di cambiare l´uomo tutti i giorni, ma è in ogni caso più ragionevole che ritenere si possa metterlo al posto del lupo, che poi è lui stesso. Tremonti lo dice, ma non chiede di farlo perché ritiene che l´habitat non è più quello noto ai filosofi dell´homo homini lupus, ma del nuovo mercato finanziario: «che si presenta come il centro della vita umana…
Entità metafisica e oracolare, sacerdotale e misteriosa, autistica e matematica, collocato in uno spazio arcano e quasi sacrale», esso «è capace di giudicarci, salvarci, dannarci, insieme popoli e persone. Allora è chiaro il rischio che emergano qua e là, e a partire dalla civilissima Europa, i primi segni di un tipo nuovo di fascismo: il fascismo finanziario, il fascismo bianco. Vittime del promo mito del XXI secolo, vittime del mercatismo degenerato nell´assolutismo del mercato finanziario».
Sapevamo che a Tremonti il mercato e la finanza non fossero così simpatici, ma neanche sapevamo che fossero così invisi. Prendiamo atto e ognuno giudichi il testo partendo dagli argomenti che avanza sull´esistenza del fascismo finanziario. La fantasia di Tremonti è sconfinata e si trasmette alle sue analisi sempre molto aperte, che raccolgono ogni genere di stimoli provenienti dall´uomo della strada, li arricchisce di un numero incredibile di aggettivi qualificativi che danno vita a veri fuochi artificiali, ma sono più utili per rafforzare i convincimenti della vulgata corrente che per correggere i modi di pensiero dell´uomo comune ed educarlo alla democrazia. Il difetto di Tremonti è noto agli amici più cari: pensa da solo. È fatto così: o lo si accetta o lo si respinge. Certo non annoia.
Se lo scopo del lavoro è quello indicato, la sua utilità è bassa. Poiché però Tremonti si propone di trovare l´uscita di sicurezza di un “mostruoso videogame” esaminiamolo secondo quest´ottica, superando una diagnosi non facile da ordinare anche mentalmente. Egli avanza quattro ipotesi sul nostro futuro: • «andare passivamente verso la catastrofe dell´Unione Europea e nell´Unione europea; • dividere l´Eurozona per aree diverse: aree più forti, aree più deboli; • riorganizzare costituzionalmente l´Unione europea: sopra, maggiore disciplina di bilancio: ma sotto, la Bce trasformata in vera Banca centrale, l´emissione di Eurobond, eccetera; • fare resistenza e avere coraggio per ripetere oggi, con un “Nuova Alleanza” tra popoli e Stati, la grande politica fatta contro la Grande Depressione, con il New Deal di Roosevelt».
Con una sentenza non proprio coerente sul piano della logica precisa che «tutte, sia pure in varie percentuali, tanto possibile quanto probabili», condizione che richiederebbe l´esistenza di pari probabilità; superando questo dettaglio concordiamo con lui che la quarta è la migliore Uscita di sicurezza. Essa sollecita una Nuova Alleanza i cui contenuti dovrebbero essere: • «abrogare le leggi vigenti e tornare, nella lettera e nello spirito, alle vecchi gloriose leggi bancarie modellate sul tipo della legge Glass Steagall del 1933, scritte per dividere l´economia produttiva dall´economia speculativa; • spingere ad adottare, nella forma di un Trattato internazionale multilaterale, il decalogo Ocse sui principi di appropriatezza, trasparenza e integrità dell´economia; • fare gli eurobond». Ci sembra invece un´indulgenza eccessiva esaminare, come egli dice, «con una certa prudenza … senza un “no” a priori … la Tobin tax», una parola che andrebbe cassata dal lessico politico per esaurimento di forze. Quella indicata appare anche a noi la migliore soluzione, ma è anche quella che, in questo momento, ha la minore probabilità di realizzarsi.
Anzi l´Italia ha deciso di seguire una quinta ipotesi, di restringere il vincolo esterno alle politiche fiscali senza che l´Unione europea fornisca una seria contropartita per riaprire le speranze di un futuro migliore a quei Paesi che non beneficiano dei vantaggi della sottovalutazione dell´euro; condizione che peraltro, paradossalmente, garantiscono con le loro debolezze. Secondo quest´ottica il libro appare di una certa utilità. Poiché Tremonti è e resta un politico, ci attendiamo che metta insieme una coalizione che aiuti il Paese ad attuare i contenuti della sua Uscita di sicurezza.