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Jean: Un passo avanti verso una cultura di sicurezza

Più ampio, esaustivo e completo dei rapporti precedenti. Così valuta il generale Carlo Jean l’ultima “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza” del Dipartimento informazioni per la sicurezza della Presidenza della Repubblica. Il professore di Studi strategici alla Facoltà di Scienze Politiche dell´Università Luiss crede che in questa edizione è stato fatto un ottimo lavoro di coordinamento con tutte le agenzie di informazione per la sicurezza a disposizione della Presidenza della Repubblica. Con un innovativo stile comunicativo.
 
Jean considera che sono stati sollevati gli elementi più rilevanti dello scenario socio-politico internazionale con la loro susseguente influenza nella politica italiana di sicurezza. “Uno degli aspetti che approfondisce il rapporto è la ricaduta della crisi economica sulla crisi del paese. L’economia è determinante nella politica e, a livello finanziario, condiziona il sistema paese e l’immagine internazionale e l’effetto su altri paesi”, spiega Jean.
 
Rilevante l’analisi fatta sugli effetti che le politiche di austerità della Banca Centrale Europea hanno sulla stabilità e l’ordine pubblico dei paesi ai quali sono applicati. Il professore fa l’esempio tangibile della Grecia, dove l’ondata di manifestazioni e scioperi delle misure economiche sono degenerate in violenza.
 
Primavera araba, effetti sulle strategie di sicurezza
 
“Nell’ambito delle criticità dello scenario estero non si può debellare l’azione degli estremisti. Anche se, dal rapporto, si conferma che Al Qaida sta affrontando grosse riduzioni nella sua capacità operativa”, ha detto Jean.
 
E sostiene che l’Italia ha sempre collaborato con gruppi dei servizi segreti nei paesi del Medio Oriente e il Nord d’Africa che, dopo la Primavera araba e la scomparsa dei regimi, hanno visto indebolita la loro operatività e di conseguenza i contributi per l’intelligence italiana. “Questo crea problemi nel seguire alcune reti di migranti, infiltrazioni, specialmente con i cosiddetti ‘terroristi degli occhi azzurri’, estremisti europei che si sono convertirti all’islamismo e sono legati alle organizzazioni criminali”, spiga il generale.
 
Jean invita anche a esaminare i risultati espressi nel rapporto sullo spionaggio industriale e finanziario in Italia, soprattutto al centro-nord, e i legami all’estero. Anche se osserva che molto probabilmente l’omissione sia stata voluta, come parte delle dritte ricevute dal Dis, per non creare sospetti nella comunità internazionale.
 
L’importanza di un rapporto di sicurezza per i cittadini
 
“Questo rapporto è un grande passo verso l’obiettivo di creare una cultura di sicurezza nazionale; compito che è stato assegnato al Dipartimento di Informazioni di Sicurezza nella legge 124 del 2007”, ricorda Jean. E questo è un passo avanti nel compiere quella missione. In questa edizione, il docente vede un documento che approfondisce gli aspetti fondamentali per la sicurezza nazionale e globale, con aspetti problematici, esplicativi e programmativi, in un linguaggio molto comunicativo, che tutti i cittadini comuni dovrebbero leggere. “Perché? Perché sono i cittadini a pagare le tasse e finanziare queste strategie. E la rappresentazione è un passo importante verso la conoscenza, che è fondamentale per la creazione di una cultura di sicurezza. La diffusione e la conoscenza sono fondamentali e il rapporto è un passo importante in quel cammino”.
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