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Le colpe di tutti

Oggi noi stiamo scontando con la nostra lotta non gli errori di pochi uomini dell’alta finanza o dell’alta politica, ma gli errori di tutta una società, di intere classi sociali che non hanno capito come l’accumularsi di tanti piccoli egoismi e di tante singole ottusità crei, alle lunghe, un costume ed una mentalità sotto i quali matura la reazione.
È una specie di nemesi storica, non so se la parola può sembrare troppo grossa, con la quale le leggi della morale non sono circoscritte alla vita privata, ma valgono anche per la vita pubblica.
 
Una frase mi colpì, qualche anno fa “la democrazia non può essere che cristiana”. Significa che la democrazia non rimarrà sterile strumento di vuote parole e di facili ipocrisie solo se i singoli agiranno coscienti di dover rispondere al Padreterno prima ancora che agli elettori; significa che dopo aver tante volte detto che la democrazia è il regime in cui tutti hanno diritti, bisogna dire anche che la democrazia è il regime in cui tutti hanno responsabilità».
 
I giudizi sopra riportati s’attagliano perfettamente alla crisi di ideali, di povertà politica, di velleità tecnocratiche e di mancanza di previsioni economiche subite dall’esterno più che dovute ad originali analisi di medio e lungo periodo. Sono invece stati scritti, nell’ottobre 1951 sul «San Marco» di Firenze, dal fondatore e direttore del periodico Nicola Pistelli, giovane laureato ventiduenne che avrebbe lasciato un segno indelebile nella Dc e nella politica italiana ed europea sino al 1964, anno della sua tragica scomparsa.

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