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Diamo nuova fiducia alla ripresa italiana ed europea

politica
Finita la crisi, gli Stati più colpiti, quindi quelli dei vecchi continenti (Europa e Nord America), non potranno far finta che nulla sia successo, le vecchie regole non valgono più. Infatti, è impensabile immaginare che il post-crisi potrà esser la naturale continuazione del periodo pre-crisi. Gli anni che stiamo vivendo, sono quelli di un cambiamento al quale non possiamo opporci e che, per questa ragione, dovremmo provare a sfruttare come occasione di rinnovamento da cogliere, piuttosto che lasciare che i nostri sistemi socio-economici subiscano quanto sta accadendo in modo passivo e rischioso per il futuro. E l’Italia in questo grande momento di trasformazione non può stare ferma a guardare, anzi, dovrebbe reagire in modo propositivo con un’azione comune animata da senso dell’urgenza e della lungimiranza, riprendendo due principii guida, promossi da uno dei nostri migliori statisti e padri costituenti, che hanno contribuito alla rinascita del paese dopo un periodo molto più difficile della situazione odierna.
 
Oggi ci troviamo dinanzi a una duplice sfida, che richiede azioni sia di politica economica sia di politica sociale. Mi riferisco alla sfida che comprende, da un lato, il risanamento del bilancio pubblico e la crescita della nostra economia, che dipenderanno soprattutto dalla capacità di ridurre il nostro debito e di liberare le energie produttive e competitive del Paese; dall’altro, la necessità che questa politica economica, di contestuale risanamento e rilancio, non comprometta i servizi resi ai cittadini, nel rispetto di quei diritti sociali sanciti anche dalla nostra Costituzione.
 
Chiaramente non è semplice dare una risposta puntuale e concreta a queste sfide, che ci mettono alla prova come Paese e che ci pongono davanti a scenari futuri di incertezza, ma è necessario provarci, aprendo una discussione trasversale per coinvolgere tutte le energie e le voci che potrebbero dare un contributo a una reazione il più possibile condivisa.
 
In Italia infatti discutiamo e ci dividiamo ancora sul Si o No all’articolo 18 ma, forse, dovremmo vedere questo dibattito come la punta di un iceberg e cercare di andare più a fondo nel problema, dando vita a un confronto sui principii che dovranno esser i nostri riferimenti futuri per ristrutturare e preparare l’economia italiana, riconoscendo e preservando le tante attività di assistenza a beneficio di chi ha bisogno. Considerando che le politiche sociali e le politiche economiche dovrebbero esser formulate insieme, e che per superare la crisi non potremo fare a meno di forti criteri di responsabilità, anche in Italia dovremmo cercare di individuare la ricetta giusta per il futuro e per affrontare una riorganizzazione che, volenti o nolenti, dovremo fare per rimettere il nostro Paese in una condizione di salute duratura della nostra economia.
 
Al di là dei nostri confini nazionali tanti micro e macro esperimenti, più o meno significativi, sono il tentativo di altri Stati europei che hanno accettato la sfida del cambiamento, di provare a assicurare una gestione ottimale delle risorse pubbliche, una cura per far crescere l’economia e una soluzione per permettere che continuino le tante azioni di tipo sociale senza che queste pesino sui bilanci futuri.
 
Il Governo Monti ha segnato un cambio di rotta, dimostrando che importanti risultati possono esser conseguiti con competenze, determinazione e impegno. Tuttavia alcuni obiettivi potranno esser raggiunti solo nel medio-lungo periodo e per questo è bene iniziare oggi, in una fase di fattività e concretezza, a dare maggiore importanza a questi interrogativi sul futuro dei modelli economici e sociali che vorremmo per l’Italia e per l’Europa.
 
Come detto, poche settimane fa, dal Governatore della Banca centrale europea (BCE), Mario Draghi: “Il modello sociale europeo è superato”. Quindi è davvero arrivato il momento di individuare quei i valori per i cittadini, le forze sociali, gli operatori economici e la pubblica amministrazione che diano nuova fiducia e nuova credibilità alla ripresa italiana e europea.


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