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È pura politica l’apertura domenicale dei negozi

L’apertura dei negozi la domenica è la tipica misura orientata alla tutela dei “diritti individuali” (a prescindere, se non a scapito dal “bene comune”). La libertà di intrapresa viene garantita accettando il pregiudizio del “tempo comune”, ossia di quei momenti liberi per tutta la collettività che consentono di coltivare, proprio perché comuni, i rapporti intersoggettivi, all’interno e all’esterno della famiglia.
 
È una liberalizzazione tipicamente … “liberale” in quanto l’economia prevale sul sociale e la libertà del singolo sul bene comune. Non rientra nei compiti di un governo “liberale” (per di più, quando formato da tecnici) valutare l’incidenza della apertura h24 dei negozi sui rapporti tra coniugi, su quelli tra genitori e i figli ovvero sull’amicizia. Se la convivenza familiare si riduce a mera coabitazione è una conseguenza delle azioni del singolo, che è libero di valutare se lavorare o meno la domenica. Il governo liberale garantisce la libertà, come questa venga esercitata è responsabilità dell’individuo.
 
È lo schema logico-astratto dell’azione di governo market friendly. Uno schema che prescinde dalla carnalità della storia e non tiene conto che quello tra imprenditore e lavoratore non è un rapporto (orizzontale) tra libertà, ma (verticale) tra potere e soggezione. E’ l’imprenditore che decide se e quanto aprire la domenica.
 
È stato osservato che in tempi di crisi non si dovrebbero perdere le opportunità consentite dall’apertura domenicale. Una considerazione condivisibile, ma solo in un’ottica strettamente economica. Anche in tempi di crisi si può rinunciare agli affari per godere dei beni relazionali, come la famiglia o l’amicizia. Il paradosso della ricchezza mette in guardia dall’identificare il profitto con il ben-essere.
 
Un’ultima considerazione. Non è neutra la decisione di riconosce ad un soggetto portatore di un interesse economico (l’imprenditore) la libertà di esercitare un potere nei confronti di un soggetto portatore di interessi non necessariamente economici (dipendente). E’ una scelta politica in quanto la tecnica (libertà) da strumento è divenuta fine, attivando un meccanismo che consente ad un sistema valoriale (l’economia) di prevalere su un altro (il sociale).
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