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Il tempo di Ivano Fossati, lente ferma e vigile sull’Italia

“Se questa è una canzone con cui, ci si può parlare… certe piccole voci che a volte vanno al cuore… io conosco la mia vita e ho visto il mare, e ho visto l’amore da poterne parlare”.
 
In alcune notti e non sono quelle di maggio, necessiti di una musica che va a scaldare ossa e anime rafferme e stanche, bramose di un calore sussurrato, di una nota giusta, di musica per lasciarsi andare.
 
Ivano Fossati è la musica, quella musica, ma è soprattutto una bella fetta di storia della musica italiana, per l’apporto che ha dato alle parole, per la generosità che ha contraddistinto le sue collaborazioni con alcuni dei più grandi artisti nostrani, per le note delicate e perfette che lo rendono speciale.
 
Ivano Fossati è genovese di nascita e di cuore. Come i suoi compaesani illustri, Gino Paoli, Bruno Lauzi, Paolo Conte, solo per citarne alcuni e senza scomodare il grande Faber, condivide un’apparente discrezione e diffidenza, che va a scomparire del tutto quando si siede al pianoforte e inizia a intonare versi come “Io la sera mi addormento, e qualche volta sogno, perché so sognare”, oppure “e la fortuna di un amore, come lo so che può cambiare , dopo si dice l´ho fatto per fare ma era per non morire”.
 
La Genova di Fossati, quella città così malinconica e rarefatta è lo stato d’animo di canzoni come “Una notte in Italia”, come “Quei posti davanti al mare”, ed è il leitmotiv emotivo di tutte le altre canzoni che odorano di vedute marine e di splendide fotografie del cuore.
 
E ancora la vastità di testi, di certe emozioni cantate non solo dalla sua voce intensa, sofisticata, inconfondibile, ma raccontate da alcune delle più importanti voci del panorama autoriale italiano, da Mia Martini, a Loredana Bertè in stato di grazia, e alla sua compagna di viaggio più fedele Fiorella Mannoia.
 
Ivano Fossati è anche una lente ferma e vigile sull’Italia e sul mondo, sulle pulsioni che colgono gli uomini, sulla società che passa e lascia traccia, e lo ritrovi in “Mio fratello che guardi il mondo”, in “I treni a Vapore”, in “Dedicato”, in “La musica che gira Intorno”, e una buona fetta della sua discografia, che un semplice tributo non potrà mai rendere.
 
Ivano Fossati è soprattutto l’amore, dispiegato in tutti i suoi tumulti, in tutti i sogni e i pensieri, in tutta la passione e la malinconia di cui sanguine ogni singola frase che vai ad estrapolare in un testo che è poesia, che è verità.
 
Tre canzoni su tutte, che nella sottoscritta non hanno tempo e non hanno passato, ma che viaggiano con medesima intensità non curandosi degli anni in cui sono state composte e scritte, che sono immortali e che si ascoltano senza accusare stanchezza. La versione incomiabilmente interpretata da Mia Martini di “Di Tanto Amore”, perché solo la voce e la presenza e la vita privata della compianta Mia poteva rendere in tutta la sua carica sensoriale parole come “E mentre andrò dovrò pensare, tu non sei uomo da piegare, quante ne ho avute, quante ne ho volute e poi dimenticate.”. “Il bacio sulla bocca”, forse la ballata più conosciuta, al netto de “La mia banda suona il rock”, di Fossati, forse la più romantica, la più dolce, un inno al legame intenso che intercorre tra due amanti, i gesti quotidiani, tutto l’amore possibile, sempre sublimato con quella delicata vena malinconica, che è timbro autentico e inconfondibile del grande Ivano.
 
E infine una canzone che è un manifesto, un inno, una speranza dispiegata tra musiche e parole, l’ennesima fotografia di luoghi e gente in movimento, un viaggio intimo, come quei pensieri che si formano mentre sei in auto o mentre stai bevendo un caffè, un incalzante susseguirsi di colpi allo stomaco, una poesia. “C’è tempo.”. “Dicono che c´è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare io dico che c´era un tempo sognato che bisognava sognare”. Perché c’è tutto un meraviglioso tempo per poter ascoltare, riascoltare e amare profondamente Ivano Fossati.
 
Vittoria Favaron
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