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Put-in o Put-out: via di liberazione o catena da cui liberarsi?

Put. Via di liberazione o catena da cui liberarsi? Puti-in oppure Put-out? Doppio e contraddittorio in russo il significato del prefisso put. Doppio e contraddittorio il rilievo dato alla figura dell’attuale primo ministro di Mosca da simpatizzanti e avversari. Leader che indica a Mosca la strada per la riconquista dell’onore perduto, oppure autocrate che ha impedito il rinnovamento del grande paese slavo e ortodosso e ora con promesse illusorie si prepara a ulteriori 12 anni di potere?
 
“La vita dopo le elezioni. Come sarà?” Il titolo di una trasmissione della radio Eco di Mosca è la prova di quanto l’opinione pubblica russa veda nell’appuntamento elettorale di domenica una svolta politica. La prima della Russia post-sovietica. Il paese arriva all’appuntamento elettorale segnato dai grossolani errori compiuti dal primo ministro nella marcia di avvicinamento al Cremlino. La reazione di Vladimir Vladimirovich alle manifestazioni dei nuovi ceti urbani della Federazione e l’energia messa in campo dal capo del governo dopo il disorientamento iniziale, non hanno permesso a Putin di riconquistare il terreno perduto.
 
Finiti gli atteggiamenti da comandante militare, cacciatore di animali selvaggi, pilota di canadair, scopritore di oggetti antichi. Le pose eroiche che impazzavano su internet, giornali e televisione sono state improvvisamente sostituite da uno ritrovato senso della politica. Risultato? Il crescente disincanto con cui parte delle elite russe ha accolto le promesse preelettorali del premier.
 
Il governo Putin ha rinviato l’aumento dei prezzi dei servizi pubblici, innalzato pensioni, bloccato il costo della benzina, proposto di ricomprare 550 milioni di dollari di azioni della banca Vtb, promesso l’ingresso gratis ai mondiali di calcio 2012. Impegni pari, secondo City Bank, a 161 miliardi di dollari di spese entro il 2018 e fronteggiabili solo se il prezzo del greggio dovesse raggiungere i 150 dollari al barile. Al costo attuale dell’oro nero la rielezione al primo turno del capo del governo e la realizzazione dei suoi piani potrebbero avere implicazioni negative per la stabilità macroeconomica russa sottolinea Sergej Guriev rettore della New Economic School della capitale russa.
 
Capo dello stato più debole e partito di maggioranza screditato. Chi risolverà i problemi politici della Russia? Tra poco potrebbe arrivare il momento delle trattative, i compromessi, le rinunce. Saprà e potrà farlo il nuovo presidente dopo aver dettato a lungo e da solo le regole del gioco? Al momento nella federazione non esiste forza politica in grado di guidare e gestire le proteste di piazza e l’eventuale cambio di governo. Non l’apparato di potere, costruito in modo primitivo, lento e rigido. Non i partiti, costruzioni deboli e incapaci grado di mediare tra potere e società.
 
La fine politica a tempi brevi dell’attuale primo ministro potrebbe essere altrettanto insostenibile per il paese di una sua fine politica. Senza possedere piani di intervento a medio termine l’elite russe valuta scenari nei quali Putin invece di risolvere i problemi li crea. In questo caso sarà fondamentale mantenere il controllo della situazione a costo di scendere patti col dissenso. Con quello di piazza ma anche con i media, radio o giornali, più inquieti. La transizione potrà avvenire senza scossoni solo se i prossimi anni verranno utilizzati per rinnovare istituzioni politiche e partiti allo scopo di evitare vuoti di potere e la conseguente metamorfosi del movimento sociale. Da proteste che intendono restare nelle cornici del diritto a caos ingovernabile.

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