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Super Tuesday, poche certezze e poche possibilità

Nonostante le tensioni in Ohio, il risultato del “Super Tuesday”americano non è stato imprevisto. Mitt Romney ha vinto in Ohio, Idaho, Massachusetts, Vermont, Virginia e Alaska; mentre Santorum ha vinto in Dakota del nord, Oklahoma e nel Tennessee e Newt Gingrich ha vinto in Georgia. Per Giampiero Gramaglia, giornalista e consigliere dell’Istituto Affari Internazionali, i candidati repubblicani si sono aggiudicati gli stati previsti. Anche se non con i voti che si aspettavano.
 
“In Idaho, che è una zona prevalentemente di mormoni, ha vinto Romney, che è metà mormone. L’unica sorpresa relativa è stata l’Alaska, che alla fine si è aggiudicata Mitt Romney… così come in Ohio, che è uno stato decisivo nella corsa elettorale, dove però si è aggiudicato la vittoria più difficilmente di quanto si aspettava”, spiega Gramaglia, autore di “Tutti i rivali del presidente. I candidati repubblicani contro Obama” (Editori Riuniti, 2011). Un finale controverso, testa a testa con Santorum, che ha tenuto in attesa fino alla fine dei conteggi.
 
L’importanza dell’Ohio, sostiene Gramaglia, è nel suo peso nella base della proporzione nella designazione dei delegati. Ed è per questa dinamica delle proporzioni che Gingrich cova ancora speranze di farcela: mancano il Texas, che ha 155 delegati, e questo potrebbe giocare a suo vantaggio.
 
Ma chi ha più possibilità di farcela e arrivare alla corsa per la Casa Bianca? “Romney ha un netto vantaggio interno e di delegati. Ma in termini di credibilità ha non pochi rivali. Non è amato dagli stessi repubblicani, oltre a quegli stati dove gioca ‘in casa’. I repubblicani più conservatori non sono molti contenti di lui, mentre quelli più moderati hanno riserve sulle sue capacità in un’elezione contro Obama”, ha detto Gramaglia.
 
Guardando ancora più in avanti, il giornalista crede che considerando soltanto i fattori economici, “le possibilità che un repubblicano possa vincere le elezioni negli Stati Uniti, questa volta, siano vicine allo zero”.
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