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Dalla parte dei cittadini

In attesa che si riunisca la Direzione della DC, eletta dal consiglio nazionale autoconvocatosi il 30 Marzo scorso, per assumere le decisioni relative alle scelte che i democratici cristiani intendono sostenere in Italia e in Europa, tento di indicare alcune idee su cui riflettere.
 
Abbiamo concorso con forte determinazione alla ricostituzione degli organi statutari della DC per compiere un elementare dovere che spettava e compete in via esclusiva ai sopravissuti consiglieri nazionali eletti dall’ultimo congresso della DC (1989), dopo che la suprema corte ha dichiarato che la DC non è mai giuridicamente morta: decidere se e come adempiere a ciò che non fu fatto nel 1993.
Da tempo sono convinto che tocca a noi ” DC non pentiti” far rivivere la DC nel cuore e nelle menti delle nuove generazioni, affinché raccolgano ciò che di positivo abbiamo saputo costruire e possano perdonarci ciò che di cattivo qualcuno di noi ha compiuto tradendo gli ideali originari.
E sento con forte convinzione che molti degli italiani saranno con noi in questa azione di testimonianza.
 
Unica stella polare: il primato della persona e il bene comune nella concezione della dottrina sociale della Chiesa, declinati secondo gli orientamenti pastorali della “Caritas in veritate” e il dovere assoluto di stare dalla parte dei cittadini e della gente più bisognosa e meno protetta.
 
Insomma gli ideali che furono di don Luigi Sturzo e di De Gasperi e che per una lunga stagione furono alla base delle politiche della Democrazia Cristiana.
Nessun desiderio o velleità di costruire un altro partito a misura di quelli che sciaguratamente hanno caratterizzato la stagione politica in putrescente decadimento morale, prima ancora che politico e culturale.
Stare dalla parte della gente vuol dire:
 
a) reclamare politiche economiche in grado di affrontare e risolvere i problemi di una disoccupazione, specie quella giovanile, al limite della sopportabilità sociale;
 
b) non far pagare ai vecchi, obbligati al triste ritiro nelle case di riposo, l’IMU sulla propria abitazione come se fosse un lusso di seconda casa, da parte di un governo guidato da banchieri e consulenti di banchieri, che esentano dall’IMU le pur fornite Fondazioni bancarie;
 
c) abrogare le scandalose leggi sul rimborso elettorale dei partiti che stanno facendo apparire gli amministratori come tutti “latrones” e i loro capi, nella migliore delle ipotesi, come tanti “smemorati di Collegno” che non potevano sapere come venivano e vengono sperperati i fondi dei contribuenti, gente da ospedale psichiatrico più che leader di partito. Roba che a loro confronto il nostro povero Citaristi era un esempio preclaro di onestà e disinteressato amore al partito. I partiti dovranno pensare esclusivamente a elaborare proposte e partecipare al confronto elettorale sostenuti da fondazioni finanziate alla luce del sole esclusivamente dai privati sostenitori con rigide regole di controllo;
 
d) superare l’assurda attuale struttura istituzionale di venti regioni e centodieci province, per ricostruire l’unità nazionale secondo la formula federale delle macroregioni senza delle quali ogni discorso di federalismo fiscale rischia di rappresentare una semplice presa in giro dei cittadini;
 
e) far pagare le tasse a tutti i cittadini secondo le loro reali possibilità patrimoniali e finanziarie, introducendo un efficace conflitto di interesse atto a favorire in sede di dichiarazione dei redditi la prova delle spese effettuate;
 
f) ridurre drasticamente e per decreto legge la spesa dei conti pubblici, con una netta riduzione di enti, parlamentari, consiglieri regionali, strutture e apparati inutili, a partire dagli assurdi emolumenti delle alte cariche pubbliche e della tecnocrazia, dando ampio spazio all’economia civile fondata sul valore della sussidiarietà orizzontale e verticale e sulla solidarietà tra pubblico e privato;
 
g) Investire in Ricerca, Turismo, Infrastrutture, Energie Alternative e Agricoltura ( In Italia abbiamo immensi tesori gratuiti non sfruttati : il mare ed il sole ).
In una parola significa riscoprire il valore di una politica di ispirazione popolare, democratica e cristiana che intendiamo riportare al centro del dibattito in sede nazionale ed europea.

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