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Così fan tutti, come viene percepita la corruzione in Italia

Continua l’almanacco dei casi di corruzione amministrativa e politica e lo spopolare di frasi di circostanza che sbandierano ai quattro venti l’importanza della lotta alla corruzione da parte delle istituzioni. Ma davvero gli italiani hanno capito cos’è la corruzione e quale sia la sua diffusione sul territorio nazionale?
Seppure dati relativi ai reati di corruzione non siano ad oggi resi pubblicamente disponibili dalle autorità italiane, un gruppo di ricercatori del Quality of Government Institute (QOG) di Goteborg ha svolto un’indagine, finanziata dalla Commissione Europea nel 2010, sulla percezione della corruzione in Europa e sulla sua incidenza in termini di tangenti pagate nell’ultimo anno, su base regionale.
Ai cittadini delle diverse regioni europee è stato chiesto di esprimersi sulla percezione del livello di corruzione, ma anche su eventuali casi di corruzione effettiva, ovvero se nel corso dell’anno passato qualche membro famiglia avesse pagato tangenti nel rapportarsi con le pubbliche amministrazioni.
 
E’ bene sottolineare che agli intervistati non è stato chiesto se le tangenti fossero state offerte o richieste agli stessi, quindi seppure informativi, questi dati tacciono sulla direzione della corruzione, cioè non è possibile stabilire se le tangenti siano di fatto atti di corruzione o concussione (secondo le definizioni dell’attuale codice penale).
Nel leggere i dati va tenuto, inoltre, presente che è elevata la probabilità che questi sottostimino l’effettiva diffusione del fenomeno, data la naturale reticenza degli intervistati a confessare il coinvolgimento personale, anche se in forma anonima.
Ad ogni modo, considerando le regioni italiane, la Figura 1 (in allegato) descrive la percentuale di intervistati che hanno risposto affermativamente alla domanda: “Negli ultimi dodici mesi, qualcuno all’interno della sua famiglia ha pagato tangenti per ottenere servizi relativi nei settori: istruzione, sanità, difesa, altre autorità governative?”
 
Sommando il numero di intervistati che dichiarano di aver pagato almeno una tangente, otteniamo una “classifica” della diffusione delle tangenti “dichiarate”. Il grafico mette in relazione la percentuale di cittadini (asse orizzontale) che ha pagato almeno una tangente nei settori pubblici e le regioni italiane (asse verticale). In media, leggendo il grafico lungo l’asse orizzontale, il 14% degli italiani “confessano” di aver pagato almeno una tangente nei dodici mesi precedenti l’intervista (avvenuta nel 2010). Le regioni a sinistra della media nazionale (linea rossa) rappresentano quelle con un tasso di tangenti pagate minore, il contrario vale le regioni a sinistra.
 
FIG 1. Corruzione effettiva nelle regioni italiane (tutte le figure nel documento allegato sotto)
 
La Figura 2 analizza in quali settori sono state pagate tangenti. Nel grafico sono riportate le regioni italiane lungo l’asse verticale e la percentuale di cittadini che ha pagato almeno una tangente in ognuno dei settori considerati, asse orizzontale. Si nota che poco frequenti sono i casi (appena l’1%) in cui destinatarie della tangente siano le forze armate. Il 3% degli intervistati a livello nazionale ha pagato per istruzione, con uno “0” registrato dall’Emilia Romagna, e maglia nera per Lombardia, Calabria, Liguria e Campania. I simboli neri e blu verso destra mostrano una maggiore diffusione delle tangenti per servizi legati a Sanità o altre autorità governative. Ad esempio in Campania il 15% degli intervistati dichiara di aver pagato almeno una tangente in questi due settori.
 
FIG 2. Corruzione effettiva nelle regioni italiane
 
Ma cosa pensano gli italiani dei propri conterranei? Quanto, cioè, è diffuso a loro parere l’utilizzo di tangenti per ottenere servizi pubblici? Su una scala da 0 (“mai”) a 10 (“molto frequente”) il risultato (in Figura 3) è piuttosto elevato (media nazionale 4 su 10), con picchi nelle regioni del Centro Sud.
 
FIG 3. Percezione dell’uso di tangenti per ottenere servizi pubblici nella propria regione
 
A prima vista si direbbe quindi che gli italiani riconoscano l’invasività della corruzione a livello nazionale – misurata in questo caso dal livello di tangenti. Ma quando si chiede di comparare la diffusione della corruzione nella propria regione rispetto al resto del Paese (figura 4), gli intervistati tendono a ritenere che la corruzione nella propria regione sia al più in linea con la media nazionale (il caso della Campania), di norma inferiore.
 
FIG 4. Percezione della diffusione della corruzione nella propria regione rispetto al resto del Paese
 
Senza voler peccare di cinismo, dai dati appare come gli italiani abbiano le idee confuse sulla corruzione e un mal celato qualunquismo nel nascondersi dietro il motto “così fan tutti”. Che le idee siano confuse lo conferma anche il grafico (Figura 5) sulla percezione della diffusione della corruzione elettorale nelle diverse regioni italiane (indicate lungo l’asse verticale). In una scala da 0-10 (dove zero indica totale disaccordo) si riporta (asse orizzontale) l’opinione degli italiani circa l’assenza di corruzione nelle elezioni. In media, dunque, gli italiani credono che le elezioni nella propria regione si svolgano in modo limpido.
 
FIG 5. Assenza di corruzione elettorale nella propria regione
 
Una semplice ricerca su Google mostra invece come brogli elettorali e voto di scambio siano fenomeni trasversalmente diffusi, dalla Calabria alla Lombardia, al Parlamento stesso.
Corruzione elettorale o voto di scambio si concretizzano non soltanto nello scambio di somme di denaro in favore del voto, ma anche (soprattutto?) in fenomeni di clientelismo e croniysm (l’opposto della meritocrazia nell’attribuire cariche e mandati all’interno delle istituzioni). Sembra dunque necessario che le istituzioni intraprendano quanto prima una vera battaglia contro la corruzione che prenda le mosse da una diffusione dell’informazione, in modo da coinvolgere in attivamente la società civile. Ogni legge approvata in un vuoto di consapevolezza non servirà a prevenire, né favorire la denuncia di fenomeni che non sono percepiti nella loro piena gravità.
 
Fanno bene quindi gli “eroi” di Avviso Pubblico a promuovere un testo forse ancora poco conosciuto in Italia, “Il Codice Europeo di comportamento degli elettori locali e regionali”. Così come nella giusta direzione si muove l’appello #preferenzepulite, recentemente lanciato da Pippo Civati e Giulio Cavalli e rivolto in particolare a combattere l’infiltrazione della criminalità organizzata nei consigli locali, che alimenta il clientelismo negli appalti e nelle assunzioni.
Percepire la corruzione significa sentire su di sé il peso e il dramma della corrosione della qualità dei servizi, del diffondersi di favoritismi, di cui le tangenti non sono che una minima approssimazione.
 
 
Marta Fana
Laureata in Economia Europea presso l´Università di Roma Tor Vergata. Ha conseguito il Master of science a Toulouse School of Economics e il Master of Art in Economics presso il Collegio Carlo Alberto di Torino

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