Per l’italo-mania in Russia non c’è che l’imbarazzo della scelta. Finora su lusso, moda e cibo, il marchio tricolore rappresentava il massimo della sciccheria. Da oggi il bel paese potrà vantarsi di aver introdotto nella politica un po’ rigida e bacchettona della Federazione un nuovo codice di comportamento. Lo sciopero all’italiana. E questa volta Celentano non c’entra.
Nell’ostruzionismo parlamentare proposto dall’esponente di Russia Giusta, Dmitri Gudkov, in realtà si tratta di lavorare di più. I deputati del partito si preparano a creare gruppi di lavoro per preparare migliaia di emendamenti alla legge. L’obiettivo dei partiti di opposizione, bloccare il disegno di legge che aumenta le pene pecuniarie a chi parteciperà alle manifestazioni anti governative in Russia, è di difficile realizzazione. La maggioranza infatti appartiene a Russia Unita. In realtà grazie a elezioni legislative segnate di brogli talmente clamorosi da essere stati denunciati persino da Vladimir Putin. Mentre Medvedev ha definito “un mago” Vladimir Churov, responsabile del conteggio dei voti. Risultato di giochi di prestigio o meno Russia Unita ormai alla maggioranza non intende perderla. Poco legittima forse ma l’unica su cui il “partito del potere” è riuscito a mettere le mani.
L’opposizione invece crede che l’unica strada a disposizione ora sia la “via italiana”. La paralisi del parlamento. Emendamenti a pioggia. Discorsi fiume. Codicilli a cascata. Queste le espressioni cui una volta trovato l’equivalente nella lingua di Puskin l’opinione pubblica russa dovrà abituarsi. Certo con i regolamenti della Duma sarà dura. L’organo legislativo federale per ogni emendamento prevede discorsi lunghi al massimo tre minuti. Impossibile battere i record dei colleghi italiani. Difficile immaginare il comunista Ziuganov sbaragliare la performance del collega Enzo Capalozza che nel 1952 parlò per otto ore di fila. Oppure ritenere Mironov capace di sfondare il tetto delle nove ore di Lucio Libertini nel 1970.
Del resto le difficoltà russe di uguagliare i colleghi italiani stanno nei diversi geni dei due organi legislativi. Se Parlamento richiama appunto la parola parlare, per la Duma il discorso è diverso. Il verbo russo dumat’ vuole dire invece pensare. Allora farebbe bene il potere russo, invece di aumentare a più non posso le sanzioni per chi manifesta, a pensare di più e chiedersi perché tanti cittadini in tante città del paese continuino a scendere in piazza. O meglio a passeggiare contro il potere. Perché l’ultima trovata degli organizzatori delle proteste sono le “passeggiate di controllo”. Nessuno crede più che la “fantasia andrà al potere”. Però potrà rendere la vita difficile a chi crede che il potere faccia rima con arbitrio. Come sanzionare chi passeggia senza perdere la faccia? Ma c’è da giurarci che anche stavolta la burocrazia riuscirà a stupirci. Anche se con poca fantasia.