Obama? Già rieletto. Se questo era il senso comune americano fino a pochi giorni fa, oggi i sondaggi d’opinione raccontano un´altra storia. Il presidente in carica continua a restare primo nei gradimenti dei potenziali elettori, ma la forbice col repubblicano Romney si va restringendo. Secondo indagini condotte dal Wall Street Journal e Nbc News il presidente ha quattro punti percentuali di vantaggio, 47 su 43, sullo sfidante. La media dei sondaggi da però un distacco minore. La piattaforma Internet Real Clear Politics ha calcolato che democratico e repubblicano sarebbero separati da soli 1,7 punti percentuali.
Mormoni, americani e outsider
La cavalcata finora vittoriosa di Mitt Romney ha dato occasione alla chiesa mormone, confessione cui il repubblicano si dichiara seguace, di confrontarsi con l’opinione pubblica americana. In realtà la struttura religiosa non ha nulla a che vedere con la candidatura Romney. Si può però cercare di capire non solo cosa significhi per questa forma di cristianesimo la candidatura di un proprio fedele, ma anche il contrario. Salutando la candidatura del repubblicano Richard Hinckley, responsabile per l’assistenza agli ospiti della chiesa, ha infatti acceso i riflettori su questo caso particolare dei rapporti tra fede e politica. Ovviamente ogni mormone è libero di votare come crede. Se però è scontato che i mormoni dell’Ovest americano votino a gran maggioranza repubblicano, lo stesso non vale per i fedeli dell’est. Qui sono in molti a scegliere il partito dell’asinello.
Buona parte della società americana è invece concorde nel vedere nei mormoni degli outsider. È la stessa confessione cristiana a dirlo commentando dei sondaggi d’opinione. Negli ultimi anni le ricerche sociologiche hanno indicato che un terzo dei cittadini Usa non darebbe il proprio voto a un candidato proveniente da fila mormone. Per molti cittadini statunitensi la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, questa esattamente la denominazione, è una confessione “particolare”, diversa. In fondo una istituzione non cristiana.Tale percezione che si riflette negativamente sui politici mormoni. Dato che l’America “religione civile” si rappresenta con cerimonie pubbliche e rituali patriottici modellati sul cristianesimo, il suo presidente deve essere il rappresentante di una nazione cristiana.
Il tallone d´achille di Romney
Le ricerche condotte durante le primarie repubblicane del 2008 hanno rilevato come la disponibilità a votare Romney sia stata influenzata da informazioni sulla sua appartenenza mormone e da quantità e dimensioni dei contatti personali con la chiesa. Una disponibilità che scendeva al crescere di questi legami non però in maniera lineare. Gli elettori con i contatti più superficiali con i mormoni erano quelli che reagivano più negativamente nell’apprendere l’appartenenza di Romney alla Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni. La conoscenza poco profonda delle pratiche mormoni sembra essere alla base del fastidio a votare Romney.
Che i mormoni abbiano volontà e forza per superare questa emarginazione attraverso l’aumento delle relazioni con gli altri credenti è improbabile. La loro è una storia impregnata di persecuzioni e dai tentativi di sfuggirvi nascondendosi in territori distanti dai grandi centri urbani. La maggioranza dei circa sei milioni di americani che hanno abbracciato questa fede vive ancora sparpagliata negli stati montagnosi dell’Utah, Montana, Wyoming, Idaho, Colorado e Nevada. Tuttora la chiesa sconsiglia i fedeli dal contrarre matrimoni con rappresentanti di altre confessioni e sono in pochi a contravvenire a questa legge non scritta. Sempre dalle ricerche si evince che l’insularità sociale è più radicata nei mormoni che in qualsiasi altra comunità cristiana. I mormoni continuano a sposarsi tra di loro e curano al minimo i contatti con gli altri fedeli.
È facile prevedere che anche nel 2012 questa diffidenza sarà un handicap per le speranze presidenziali di Romney. La stampa vicina al candidato repubblicano vede però segnali incoraggianti. La tendenza che vede i mormoni presi i giro dalle barzellette raccontante negli show televisivi sarebbe in calo.
Come inizio non c’è male, nemmeno per Obama.