da Mosca
Dopo Istanbul in aprile e Bagdad a maggio, è Mosca a ospitare il terzo round delle trattative internazionali sul nucleare iraniano. L’appuntamento nella capitale russa del 18 e 19 giugno ha, come i precedenti, il formato 5+1, i membri del Consiglio di sicurezza Onu più la Germania, e al pari di quelli cerca un compromesso sulla questione dell’arricchimento dell’uranio. Secondo gli osservatori occidentali Teheran arricchendo il materiale fossile al 20 percento, un livello di gran lunga superiore al 3,5 necessario alla produzione dell’atomo civile, punta alla bomba atomica. Un obiettivo smentito nettamente da Teheran.Un compromesso difficileIeri in una intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung il presidente iraniano ha fatto presente che solo necessità sanitarie, 800mila malati di cancro all’anno, spiegano questa produzione. Parlando col giornale tedesco Mahmoud Ahmadinejad si è però detto pronto a un accordo. Oggi il quotidiano di Mosca Kommersant, scrive che solo un arricchimento dell’uranio compreso tra il 3,5 e il 5 percento eviterà la messa all’opera delle già decise nuove sanzioni euro-americane. Sulle modalità di questa richiesta non esiste però unanimità tra i partecipanti al vertice russo.Se Cina e Germania ritengono possibile che l’Iran produca in proprio l’uranio arricchito di cui ha bisogno, gli Usa sono determinati a far si che Teheran riceva il materiale dall’estero. Il nodo, su cui si poteva arenare l’incontro, ha spinto a riunioni preparatorie. Ieri sarebbero infatti stati sondati gli iraniani, sabato i cinesi. Le trattative continuano mentre le dichiarazioni in arrivo da Teheran fanno presumere che difficilmente il summit troverà il minimo comun denominatore di cui ha bisogno. La repubblica islamica prima di arretrare chiede infatti la fine delle sanzioni euro-americane contro banche e petrolio. Il programma atomico messo in atto dal Pakistan, senza compiere però il passo finale della produzione dell’arma nucleare, potrebbe essere il modello cui aspira una parte delle elite iraniane. È stato infatti l’ammiraglio di Teheran, Abbas Zamini, a esporre indirettamente le pretese del proprio paese. Il vice comandante della marina militare della repubblica islamica ha minacciato sottomarini atomici i cui reattori lavorerebbero, come quelli di Islamabad, con uranio arricchito al 60 percento.
Mosca ha bisogno di prestigio internazionale
In questo labirinto di ambizioni la diplomazia russa tenta un compito difficilissimo. Mosca ha bisogno del successo, o almeno del non insuccesso, del vertice. Lo prova l’urgenza del viaggio a Teheran compiuto la settimana scorsa dal ministro degli esteri del Cremlino alo scopo di convincere Teheran a prendere parte al’incontro di lunedì e martedì. Vladimir Sazhin, membro dell’Istituto di orientalistica dell’Accademia delle scienze russe è però convinto che le quarantotto ore di maratona diplomatica non produrranno grandi risultati. Sono le incertezze per le presidenziali Usa di novembre e quelle iraniane del 2013, quando Ahmadinejad lascerà il posto a un seguace del suo attuale avversario, la guida spirituale Ali Khamenei, a svuotare di contenuti la conferenza. Raggiungere risultati di un certo livello permetterebbe a Putin di riaffermare la politica internazionale della Federazione. Ogni soluzione del rebus iraniano sarebbe impossibile a prescindere da Mosca. allo stesso modo si spunterebbe l’arma delle sanzioni unilaterali verso Teheran.
La prima parte della conferenza si è concentrata su questi contrasti. Con scarsi risultati finora. Said Gialili, responsabile della squadra di Teheran, ha infatti accusato i “paesi occidentali di non volere il progresso iraniano”. Il segretario del Consiglio Supremo di sicurezza nazionale dell´Iran ha reagito cosi alla parole di Mike Man. L’addetto stampa del rappresentante Ue per la politica internazionale, ha confermato il primo luglio come data di inizio dell’embargo petrolifero verso Teheran. La Russia per ora cerca di prendere capra e cavoli. Schierata con Teheran contro le sanzioni occidentali. Alleata con Stati Uniti ed Europa per impedire il passaggio di Teheran a potenza atomica regionale. Come dire vogliamo la stessa cosa ma non allo stesso modo. Complicato così trovare un punto d’incontro con la coordinatrice dei “5+1”. La dichiarazione di parte europea secondo cui “le differenze di vedute con la Russia riguardo le sanzioni iraniane non significano contrasti nei confronti del programma atomico” della repubblica islamica, esprimono la volontà di smorzare possibili tensioni. Meglio vanno i rapporti tra Mosca e Teheran. Stasera le due delegazioni cenano insieme. L’invito è però partito dai russi. Intanto la prima giornata della conferenza si è chiusa annunciando che sarà domani il giorno più importante per le trattative. Un impegno sottoscritto da tutti.