La giornata di protesta organizzata per oggi nella capitale russa si svolgerà avendo sullo sfondo l’azione delle forze di sicurezza avvenuta alla vigilia della nuova manifestazione anti governativa. Ieri la polizia ha perquisito gli appartamenti del blogger Alexej Navalny, il responsabile del Fronte di sinistra Sergej Udalzov, il leader del movimento Solidarnost, l’ex vice premier Boris Nemzov e la star televisiva Xsenia Sobtschak. Agli esponenti dell’opposizione che oggi dovranno presentarsi davanti alle autorità giudiziarie cittadine sono stati sequestrati computer, documenti e notevoli quantità di denaro.
I leader dell’opposizione di piazza esplosa in Russia dopo i brogli elettorale delle scorse legislative sono accusati di “disordini di massa” per quanto successo durante lo scorso 6 maggio. Allora il dissenso di circa 20mila persone riguardo l’inaugurazione del terzo mandato di Putin aveva visto la dura reazione delle forze dell’ordine. Si era trattato della prima forma di repressione di un certo livello dopo l’inizio delle contestazioni politiche. Un tentativo di sfruttare il visibile declino nella mobilitazione popolare dopo la vittoria putiniana del 4 marzo.
Le irruzioni di ieri potrebbero invertire questa tendenza per dare nuova linfa agli avversari dell’esecutivo. Secondo gli accordi tra autorità e organizzatori alla manifestazione di oggi dovrebbero prendere parte 50mila persone. L’evento proclamato da mesi ha acquistato una carica dirompente dopo la recente approvazione da parte degli organi legislativi federali di norme più rigide riguardo gli assembramenti pubblici in Russia. Le perquisizioni di ieri non hanno avuto conseguenze sulla manifestazione che si svolgerà come previsto.
È possibile dunque l’azione delle forze di sicurezza avesse il solo scopo di decapitare il movimento impedendo ai suoi leader di prendere la parola al raduno. Improbabile però che questa mossa possa influenzare chi aveva già messo in conto di scendere in piazza. In Russia, o almeno a Mosca, le persone non manifestano perché sono i leader a chiederlo. Contemporaneamente le autorità non osano vietare le proteste e non perché, come si crede a Bruxelles, temono le reazioni Ue. La vera paura del Cremlino è che nonostante i divieti le persone non si facciano intimidire. Uno scenario più che probabile. Con le perquisizioni il potere sembra aver scelto l’unica strategia percorribile al momento. Cercare di sostituire, canalizzare o guidare la leadership dell’opposizione.
Un azione che potrebbe invece raggiungere effetti opposti. Dando prestigio popolare a persone che per ora non ne hanno molto. Puntare a stabilizzare cosi la situazione politica darebbe inoltre altre frecce all’arco di chi crede che gli ambienti governativi stiano perdendo il contatto con la realtà. In questo senso l’approccio autoritario nei confronti dell’opposizione sarebbe più segno di nervosismo e insicurezza che un modo per riprendere il controllo degli avvenimenti. Nei prossimi mesi la tensione non si calmerà. L’insoddisfazione popolare crescerà. Alle porte vi sono gli aumenti sui servizi pubblici.
Se a queste misure di “gelo sociale” si aggiunge che da settimane il prezzo del petrolio scende trascinando con se il valore del rublo si capiscono i motivi dell’inquietudini governative. Il potere teme che la protesta sociale si saldi a quella politica. E il nervosismo potrebbe far commettere errori all’esecutivo. Esattamente quanto previsto dallo scrittore Boris Akunin nel bel mezzo delle proteste lo scorso inverno. L’inasprimento delle regole da osservare durante le manifestazioni di piazza potrebbe essere stato il primo passo falso. L’irruzione delle forze di polizia nelle case degli attivisti il secondo. Se il governo sceglie il confronto al posto del dialogo con i propri cittadini manda un segnale preciso, sbagliato per molti, alla società russa. La polarizzazione della situazione politica sarebbe inevitabile.
Se le norme approvate i giorni scorsi dovessero trovare applicazione rigorosa non sarebbe più possibile manifestare legalmente. Al contrario se tutto restasse sulla carta la credibilità di chi ha progettato e approvato la legge subirebbe un colpo. Secondo una ricerca condotta dal Centro di studi strategici di Mosca anche dopo le elezioni la popolazione continua a ritenere indispensabili svolta e rinnovamento politico. Una tendenza che potrebbe cozzare con l’irrigidimento governativo dando vita a sviluppi imprevedibili. L´ultima novità è il rifiuto di Udalzov a rispettare la richiesta delle autorità. Ultima mossa nel gioco a scacchi tra potere e opposizione.