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Un re a Palermo

Mentre l’attenzione della stampa è concentrata sul Maggio musicale fiorentino, credo sia la prima rappresentazione in Italia di quello che è il capolavoro della Entartete musik, musica considerata dal nazismo “degenerata”: Der König Kandaules di Alexander Zemlinsky. Le vicende biografiche di Zemlinsky sono poco conosciute. “Alexander Zemlinsky – scriveva Arnold Schönberg nel 1949 – è colui al quale sono debitore di quasi tutto quello che so di tecnica e di problemi del comporre. Ho sempre fermamente creduto che sia stato un grande compositore e ne sono convintissimo ancora oggi: forse il suo tempo verrà prima che ce lo aspettiamo”. Zemlinsky, suo cognato e maestro, era morto sette anni prima poverissimo a Larchmont, vicino a New York, dopo aver tentato disperatamente di affermarsi negli Usa.
 
Il suo lavoro più complesso, Der König Kandaules (Il Re Kandaule), da un soggetto di André Gide, venne respinto dal Metropolitan Opera in quanto ritenuto eccessivamente scabroso. È rimasto incompleto in un cassetto sino al 1995, quando venne prodotta un’edizione critica. È tratta dall’omonimo dramma di André Gide, preso a sua volta da un racconto inserito nel primo libro delle Storie di Erodoto: vi si narra la favola tragica di Kandaule, re della Lidia, il quale in cambio di un anello magico che rendeva invisibili, offrì al pescatore Gige la possibilità di guardare non visto la propria bellissima moglie Nyssia nuda; accortasi del tradimento Nyssia chiede a Gige di uccidere il re e incorona quest’ultimo nuovo sovrano della Lidia. Negli ultimi tre lustri, l’opera ha trovato recentemente il successo internazionale prima ad Amburgo, quindi a Salisburgo e Vienna.
 
Per la prima volta in Italia, al Massimo di Palermo, l’opera vanta come protagonista l’intensa Nicola Beller Carbone. L’allestimento è firmato da Manfred Schweigkofler, Angelo Canu ha predisposto le scene e Mateja Benedetti i costumi. Sul podio, uno specialista di questo difficile repertorio come Asher Fisch.
Anche un estimatore di Zemlinsky come Theodor W. Adorno, considerava “ineseguibili a causa del loro soggetto” i suoi lavori per la scena. E così, mentre i suoi allievi – oltre a Schönberg, Webern, Korngold – mietevano allori e la prima donna di cui si era innamorato, Alma, sposava Gustav Mahler,
 
Zemlinsky faceva il professore di composizione e il direttore d’orchestra, spesso in teatri secondari. Solo dal 1980, quando Der Zwerg (Il Nano) e Eine florentinische Tragödie (Una tragedia fiorentina) furono messe in scena dall’Opera di Amburgo, Zemlinsky è stato riconosciuto tra i maggiori autori del teatro musicale della prima metà del Novecento. I suoi drammi in musica sono brevi e molto intensi, in uno stile eclettico, a cavallo tra XIX e XX secolo e hanno successo soprattutto tra i giovani.
 
Per questo motivo negli ultimi trent’anni anni vengono rappresentati frequentemente non solo in Germania e in Austria ma anche in quell’America che all’esule ebreo aveva sbattuto la porta in faccia. Der Zwerg si è visto a Roma e a Firenze, Eine florentinische Tragödie a Spoleto, alla Scala e a Roma. Eine florentinische Tragödie è un atto unico breve (50 minuti) che richiede non solo un grande organico, ma anche tre grandi voci e tratta con estrema crudeltà di adulterio, sesso, tradimento e omicidio in un quadro intriso di decadentismo.
 
È su un testo di Oscar Wilde che lo stesso Puccini aveva pensato di mettere in musica, ma che in Italia venne trasformato in opera da tale Mario Mariotti (di cui poco si sa) premiato in un concorso per giovani compositori e rappresentato nella stagione del Teatro dell’Opera del 1914. Der König Kandaules supera tutto ciò che in Italia si è visto di quella stagione culturale.

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