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Presidenziali Usa, Romney sotto attacco democratico

Quando le presidenziali americane entrano nel vivo della battaglia, il Far West si avvicina. I colpi proibiti volano sopra e sotto la cintola. Se quattro anni fa la vittima sacrificale era l’attuale presidente, nessuno si meraviglierà se ora questo ruolo spetta allo sfidante repubblicano. Se nel 2008 i rilievi fatti ad Obama erano piuttosto di lana caprina: spia musulmana, cittadino africano e cosi via, le attuali bordate verso Romney sono di ben altra natura. Conflitto di interessi nella finanziaria Bain Capital, dove il candidato di Detroit dovrebbe aver lavorato fino al 1999, dichiarazioni fiscali poco chiare e outsourcing all’estero di capitali e posti di lavoro. Soldi e menzogne. Nulla di peggio per lo spirito pubblico Usa. E i democratici che non intendono farsi sfuggire l’occasione, iniziano a picchiare duro.
 
Fisco e impresa, il repubblicano sotto tiro
“Romney in passato ha fatto dichiarazioni mendaci oppure sta mentendo ora al popolo americano”. Così uno spot elettorale dell’asinello. I democratici si riferiscono al fatto che Romney ha sempre affermato di essere uscito da Bain Capital al momento di prendere la direzione dei giochi olimpici invernali di Salt Lake City, nel 1999. I documenti in mano alla Commissione di controllo della Borsa Usa, raccontano invece un altro scenario. Fino al 2001 Romney sarebbe stato unico azionista, amministratore delegato e presidente della finanziaria. Le accuse democratiche non poggiano su prove concrete.E Romney può rivendicare un comportamento formalmente corretto. Ciò nonostante l’ombra della bugia aleggia sul possibile nuovo presidente Usa. A uscirne danneggiato alla fine potrebbe essere proprio il cavallo di battaglia di Romney: le sue competenze manageriali.
 
Per ora solo indizi
Altrettanti interrogativi sollevano le dichiarazioni dei redditi del repubblicano. Romney è benestante. Il suo patrimonio, che lui non amministra, è valutato tra i 190 e i 250 milioni di dollari. Dalla dichiarazione dei redditi 2010 risultano però solo 22 milioni di dollari sui quali il repubblicano non paga più del 13,9 percento di imposte.
Due indizi non fanno certo una prova ma se le accuse venissero provate, la galoppata presidenziale del repubblicano potrebbe trasformarsi nel buco nero capace di soffocare ogni ambizione politica dell’uomo. Cosi il probo mormone Romney diventerebbe un evasore fiscale, mentre Bain Capital passerebbe da azienda creatrice di posti di lavoro a struttura principe dell’outsourcing americano. Investimenti e posti di lavoro fuggiti dagli Stati Uniti per riversarsi in Messico, Cina e via di questo passo. Anche l’attività imprenditoriale in Private-Equity non sarebbe esente da pecche. Caricare le aziende, sfruttarle per poi lasciarle affondare, questi i capi d’accusa. Da comandante in capo a truffatore in capo?Non ancora visto che il candidato repubblicano continua a tallonare il presidente in carica. Senza contare il numero sempre alto degli indecisi. Ma il bello potrebbe arrivare ora. Obama pretende che il suo avversario presenti le vecchie dichiarazioni fiscali, un argomento su cui gli americani aguzzano sempre le orecchie. Il repubblicano nicchia temendo che il presidente trovi altri motivi per metterlo in difficoltà. Nel frattempo anche i colleghi di partito di Romney iniziano a pretendere trasparenza fiscale. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca prima di Obama, potrebbe essere battuto dal proprio passato.
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