In Siria il conflitto civile rischia di diventare grande battaglia regionale e l’occidente potrebbe portare le responsabilità della guerra. Con queste parole il ministro degli Esteri russo è tornato a prendere posizione sulle prospettive legate alla soluzione del conflitto siriano. Sergej Lavrov ha invitato i paesi occidentali a cambiare politica nei confronti del paese mediorientale. In caso contrario ha sottolineato il diplomatico russo occorrerà tenere in conto la possibilità di una “grande guerra”nella regione.Rischi di grande conflitto in Medio OrienteSecondo il ministro di Mosca la posizione degli stati occidentali non fa altro che peggiorare la situazione e potrebbe portare all’escalation delle tensioni con probabile “conflitto finale”. Il diplomatico del Cremlino ha risposto cosi a una domanda dei giornalisti su cosa potrebbe accadere nell’area mediorientale a seguito del fallimento del piano Onu per la pace in Siria. Le dichiarazioni allarmate di Lavrov sono arrivate a seguito di un incontro col collega tedesco Guido Westerwelle. Lavrov ha pure ribadito che Mosca non permetterà nessuna soluzione internazionale che costringa la Siria alla pace. Con questa formula il Cremlino intende “un intervento che non vedrà mai il consenso” della Federazione. Secondo la Russia le differenti forme di interventi pacificatori ipotizzati dall’occidente sono pensabili solo con l’assenso dell’esecutivo siriano.
Il giorno prima era stato infatti il segretario della la Lega araba, Nabil el-Arabi, a invitare il consiglio di sicurezza ONU ad approvare una risoluzione nella quale fosse previsto l’uso della forza contro Damasco. Nel paese mediorientale la protesta contro il regime di Assad in atto da quindici mesi si va facendo sempre più violenta. Secondo dati Onu negli scontri tra insorti ed esercito regolare sono morti complessivamente 12mila persone appartenenti ad ambedue le parti in lotta. Per pacificare il paese opposizione siriana e stati occidentali non vedono altra soluzione che l’allontanamento di Assad. Russia e Cina ufficialmente si oppongono a questo passo. I due membri permanenti del Consiglio di sicurezza, soprattutto Mosca, vorrebbero invece che l’attuale presidente siriano a dimettesse volontariamente dopo garanzie di sicurezza per lui e la propria famiglia.Il conflitto si aggrava nonostante l´OnuDa aprile l’ex segretario generale del Palazzo di vetro, Kofi Annan, su incarico delle Nazioni Unite e della Lega araba ha elaborato un piano di pace per il paese mediorientale. Nonostante che le parti in lotta il 12 aprile abbiano proclamato un armistizio sostenuto dalla comunità internazionale con l’invio di 300 osservatori Onu, battaglie e atti di violenza non si sono mai veramente fermati. Regime e opposizioni continuano ad accusarsi a vicenda della crescente violenza. Finora la Russia si è sempre detta a favore della fine del conflitto ma senza interventi esterni. Mosca e Pechino hanno già messo il veto a due progetti di risoluzioni occidentali. Per la Federazione russa ogni intervento militare esterno contro Damasco non farebbe altro che ripetere lo “scenario libico” in Siria, da qui il blocco di ogni risoluzione internazionale che preveda l´uso delle armi in ogni forma. Domenica i ministri degli esteri dei cinque paesi detentori del diritto di veto all’Onu, Usa, Cina, Francia, Russia e Gran Bretagna, alcuni stati regionali e rappresentanti di alcune organizzazioni internazionali hanno elaborato i principi di fondo che dovrebbero portare a spegnere il conflitto siriano. Tra questi la nascita di un governo provvisorio siriano con la partecipazione di tutte le parti attualmente in lotta.