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Senza eurosoluzione, Monti prolungherà solo l’agonia italiana

I mercati non hanno recepito il messaggio di speranza venuto dal recente Consiglio europeo perché il problema di fondo, quello dell´architettura dell´eurosistema, non è stato affrontato. Un´acuta riflessione del professore Giuseppe Guarino indica che gli organismi giuridici, una volta creati, vivono producendo effetti talvolta non previsti, anche opposti a quelli attesi. Guarino li ha chiamati organismi biogiuridici. Il trattato di Maastricht e l´eurosistema hanno prodotto effetti indesiderati rispetto a quelli previsti dal documento “Il costo della non-Europa” voluto da Jacques Delors per propiziarne l´accettazione. Anche se qualche voce contraria – come quella di Martin Feldstein e dell´autore di questa riflessione – aveva subito avvertito che l´organismo come tale non poteva generare benessere, si deve riconoscere che i fondatori dell´Ue credevano veramente nelle possibilità di un futuro brillante dell´Unione.
 
Vent´anni di sperimentazioni dimostrano l´infondatezza di queste speranze: tassi di sviluppo in regresso, disoccupazione in aumento, unione politica sotto forma di esproprio delle sovranità senza contropartita democratica. E´ pur vero che la Germania e pochi altri dei 27 paesi europei mostrano di sapersi muovere meglio degli altri nell´organismo biogiuridico creato, ma ciò è dovuto, almeno sul piano economico, al fatto che beneficiano della sottovalutazione del “loro” euro per il contrappeso permesso dalla sopravalutazione dell´euro “degli altri”. Ciò può accadere perché l´organismo biogiuridico ideato non consente aggiustamenti e sottrae potere d´acquisto a chi ne ha bisogno per lo sviluppo, approfondendo i divari tra paesi e accrescendo le iniquità sociali.
 
Di ciò non si è parlato nel recente Consiglio europeo il quale, invece, ha dedicato molta attenzione e preso decisioni (peraltro contestate) sul binomio assistenza-perdita di sovranità, vendendolo come un passo avanti verso l´unificazione politica, mentre è un approfondimento dei difetti dell´organismo o, nella migliore delle ipotesi, un aggiramento del problema di fondo che non sono stati capaci di affrontare: come gestire un´area monetaria non ottimale in presenza di un mercato sempre più pieno di regole, in cui sopravvivono storiche protezioni che vanno dall´agricoltura ai servizi. Il binomio assistenza-perdita di sovranità contrasta con lo spirito che pochi giorni prima, il 26 giugno, in uno storico incontro tra Parlamento europeo, Commissione e Bce, era stato annunciato da Harman Van Rompuy il quale aveva indicato che l´Ue intendeva muovere “verso una genuina unione economica e monetaria” caratterizzata da “legittimità democratica e rendicontazione del processo decisionale nell´ambito europeo comunitario”.
 
Invece di affermare che s´intendeva muovere verso l´unione politica si è trovata, come sovente accade nei comunicati europei, un´allocuzione verbale che mette tutti d´accordo coprendo i disaccordi esistenti. Il presidente francese Francois Hollande ha sintetizzato il concetto affermando che l´Europa muove verso un´integrazione solidaristica”, lasciando a ciascun paese il compito di definire l´uno e l´altro termine. Il compito è più facile se si prende a riferimento l´integrazione solidaristica che si pretende di attuare in Grecia e il solidarismo discriminante offerto alla Spagna per le sue banche in dissesto.
 
Solo il tempo – noto galantuomo – dirà se i paesi in difficoltà per carenze di sviluppo e di occupazione beneficeranno delle decisioni prese il 28-29 giugno a Bruxelles. Lo speriamo, ma non possiamo, non dobbiamo e non vogliamo sottacere che i provvedimenti che l´Italia va prendendo in linea con gli indirizzi dell´eurosistema e dell´Ue allungheranno la lenta agonia economica del paese. Gli italiani sono un popolo forte e capace di sacrifici ma il pericolo sta proprio in ciò: si adatterà a essere più povero in un habitat meno solidaristico, certamente non quello promessoci da Van Rompuy e illustri colleghi. C´è da augurarsi che si esca dal combinato effetto di un organismo europeo mal costruito e di gravi errori di politica economica interna.
 
Il Foglio

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