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Women in diplomacy. Quello che (sul)le donne non dicono

L’input è di Hillary Clinton. È il segretario di Stato Usa che lo scorso dicembre ha promosso un progetto per aumentare il numero delle donne nell´amministrazione pubblica, a cominciare dal Dipartimento di Stato: il Women in Public Service Project.
Questa idea è piaciuta al sottosegretario agli Esteri italiano Marta Dassù che ne ha organizzato una declinazione europea con la Conferenza internazionale ´Women in Diplomacy´ oggi alla Farnesina con la partecipazione di ministri, parlamentari e imprenditrici di tutto il mondo.
 
Con un contributo video mostrato in mattinata alle partecipanti, Clinton ha spiegato che l´accesso di un maggior numero di donne ai ruoli di responsabilità – in diplomazia come in politica – è un “obiettivo del tutto strategico”. “Il mondo si trova oggi a dover affrontare in politica estera problemi molto difficili, sfide cruciali – ha osservato la responsabile della diplomazia Usa – E mai come oggi, c´è assoluto bisogno, per risolvere questioni così complesse, di donne diplomatiche innovative e ricche di talento in posizioni chiave”.
Il padrone di casa Terzi ha illustrato che, da parte italiana, “nei bandi dei concorsi diplomatici sono espressamente incoraggiate le candidature femminili e il 30% dei vincitori degli ultimi concorsi è donna”. “Nel 2011 e 2012 – ha aggiunto il ministro – la Farnesina si è imposta come obiettivo strategico quello di incrementare anno dopo anno, in termini assoluti, le donne diplomatiche in posizioni di responsabilità”.
Ora si punta a un incremento “minimo” degli incarichi di responsabilità per le donne del 4-5% nell´arco di un biennio.
Il quadro attuale è comunque desolante. Gli ambasciatori stranieri donne accreditati in Italia sono 20 su 139 residenti: rappresentano cioè poco più del 14%. Nella diplomazia italiana, le donne sono 168 su un totale di 909 diplomatici ossia il 18,5%.
 
Napolitano: ”Segno positivo e illuminante”
“Le donne occupano oggi, e non solo da oggi, posizioni centrali e determinanti nelle relazioni internazionali, nella conduzione della cosa pubblica e nel settore privato. Naturali portatrici di creatività, solidarietà, empatia, realismo, esse infondono fiducia nel futuro delle nostre società”, ha scritto in un messaggio il capo dello Stato Giorgio Napolitano.
“Mi rallegro – scrive ancora – che l´Italia ospiti questo convegno internazionale che ci sensibilizza tutti al peculiare contributo delle donne alla politica estera. L´aprirsi dei ranghi e dei vertici diplomatici a una crescente, qualificata e giovane presenza femminile è una tendenza inarrestabile, e sono perdenti i paesi incapaci di abbracciarla. Non ho bisogno di ricordare le numerose personalità femminili che, ai vertici della politica estera e delle organizzazioni internazionali, hanno lasciato e lasciano un segno positivo e illuminante. Mi auguro che il loro successo in campo internazionale sia d´ispirazione ad amministrazioni pubbliche e imprese private”.
 
Fornero: “Favorire la partecipazione delle donne”
Sulle politiche di conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia “agiamo in una logica di continuità con politiche severe sul piano finanziario”, ha detto il ministro del Welfare, Elsa Fornero, in collegamento da Pechino. “Non possiamo pensare – ha proseguito – di avere ingenti risorse. E, quindi, bisogna utilizzare al meglio le poche che abbiamo per rendere le misure per la conciliazione molto efficaci. La cosa che stiamo cercando di fare è favorire la partecipazione delle donne nel mercato del lavoro”.
 
Camusso: “Regressione sociale profonda”
Nessuna uguaglianza, ma una “regressione sociale profonda” davanti a cui è necessario intraprendere una “nuova fase” d´azione: è il quadro sui diritti delle donne tracciato dal segretario della Cgil Susanna Camusso. Camusso ha fatto riferimento all´intervento della ministra del Lavoro Elsa Fornero, che l´ha preceduta in video-collegamento da Pechino: “Sentire un ministro riconoscere che c´è stata una regressione in questi anni mi sembra una straordinaria novità positiva perché bisogna sempre capire da che punto si parte, e credo che sarebbe giusto che in Italia provassimo a ragionare sua cosa è successo in questi anni” ha commentato la segretaria confederale.
Per Camusso, è in atto una “regressione sociale profonda” ben dimostrata dal “livello di crescita delle violenze contro le donne nel nostro Paese”. Oltre a “riappropriarsi di una cultura” e “cancellare stereotipi e costruzioni mentali”, ora bisogna quindi “muoversi” seguendo la linea “pari opportunità riferite alle disuguaglianze sociali, e diritti riferiti alle donne”.
Nella lettura di Susanna Camusso, il fatto di considerare sotto il grande ombrello pari opportunità “la disuguaglianza di genere come uguale alle altre disuguaglianze sociali, e quindi le stesse politiche che risolvono tutto”, è stato “da un certo punto in poi un limite”.
Da qui, la necessità di “un salto di qualità che riguarda la società e come è organizzata, ma che non pretende di riorganizzare la vita delle donne in ragione del poter conciliare”. “Credo che questa potrebbe essere la stagione in cui si va a una nuova fase” ha aggiunto Camusso. “Abbiamo fatto le Pari Opportunità, abbiamo fatto le azioni positive abbiamo molto dibattuto sulla conciliazione: forse è il caso di tirare un bilancio e provare a immaginare qual è la stagione successiva perché non è vero che da lì siamo arrivati all´uguaglianza”.
 
Bonino: “Caduto il muro della paura”
“Nella situazione in Italia il posto delle donne al potere è talmente patetico che francamente dobbiamo fare miracoli” ha commentato a margine della conferenza Emma Bonino, sottolineando che “anche se l´incontro odierno non è risolutivo, è un dato fondamentale cominciare a dire che anche in politica estera o in Difesa o in altri settori meno tradizionali il patrimonio femminile può essere un grande valore”.
Sul fronte della primavera araba, “è successa una cosa molto importante: è caduto il muro della paura, per gli uomini ma anche per le donne” secondo Bonino, “abbiamo un dovere di aiuto e di sostegno”.
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