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Women in economics. Le donne nella società in crisi di oggi

Il Dopoguerra
La società è caratterizzata da:
– piena occupazione nella maggiore parte dei paesi europei
– baby boom e speranza di vita più lunga
– il consumismo
– lo Stato Provvidenza: la creazione della previdenza sociale, assegni familiari e pensione
– salario minimo garantito (SMIG)
– la creazione delle ferie pagate
 
Gli uomini avevano un lavoro, i giovani un futuro e le donne una possibilità di lotta, sinonimo di progresso e di integrazione sociale.
In questa società si sono sviluppate le correnti femministe attraverso le quali le donne hanno ottenuto i propri diritti.
Dal 1944 fino alla metà degli anni ottanta, le donne acquisiscono tutta una serie di diritti: il diritto al voto, la libertà di esercitare una professione senza consenso del marito…
Pero è solo nel 1975 in Francia e nel 1978 in Italia che le donne ottengono il diritto di disporre del proprio corpo.
Mentre in Spagna solo da poco tempo l’aborto è stato legalizzato. Più tardi, il riconoscimento del principio di uguaglianza salariale (2006).
Nel 2008 in Francia: la parità in campo politico viene scritta nella Costituzione.
 
Questi diritti acquisiti in tempo di progresso economico e sociale cosa diventano in una società in crisi?
Che cosa ne è della donna rispetto al nuovo umanesimo di cui si parla per il XXI secolo? Con il “nuovo umanesimo” è come se si scoprisse che il progresso si deve adattare alla dignità umana.
Questo concetto di dignità è inviolabile, intangibile, e le nuove tecnologie, la scienza, devono rispettare la dignità umana e non il contrario.
Per me l’umanesimo non è né nuovo né antico. Al di là dei progressi, l’umanità è sempre composta a parità da donne e uomini.
 
Ragionare in questo modo significa che:
-“Il campo dell’etica appartiene completamente al politico”
– il concetto filosofico di dignità dell’essere umano è scritto nella Bibbia, “l’uomo è stato creato su immagine di Dio”;
– l’affermazione di Kant “non bisogna mai trattare una persona come un mezzo, ma sempre come un fine” è sempre attuale.
Ma perché il bisogno di questo riferimento alla dignità umana, nelle costituzioni e dichiarazioni internazionali dei diritti dell’uomo del XX secolo (37 Costituzioni Nazionali pubblicate dal 1945)?
Strano, non dovrebbe essere molto complicato ricordarsi che, per il fatto solo di fare parte dell’umanità, una persona è dotata di dignità.
Violentata dalla barbarie nazista, violentata degli orrori della guerra in Algeria, Vietnam, in Africa con “les enfants soldats” e altrove, la dignità della persona umana sempre dimenticata deve essere sempre ricordata.
E per quanto riguarda la donna, questa dignità ancora oggi, viene costantemente rimessa in questione.
 
Donne in briciole
I colpi alla dignità sono numerosi quando parliamo dell’integrità e della libertà del corpo della donna. Il diritto di interruzione di gravidanza, essendo il più importante e il più emblematico, sarà l’unico argomento trattato.
L’interruzione volontaria di gravidanza è un diritto fondamentale nel senso che dà alla donne la liberta di scegliere la loro propria vita.
Amartya Sen parlerebbe di “capabilities”.
Però questo diritto è stato ottenuto molto difficilmente ed oggi è in regressione. Dappertutto, nel mondo, questa libertà è rimessa in discussione.
In Francia, vengono chiusi Centri per l’interruzione di gravidanza, molte donne hanno difficoltà a trovare posto in un centro medico entro le dodici settimane di gravidanza. Al di là di tre mesi non si può più interrompere la gravidanza legalmente. Il risultato è che un migliaio di donne francesi ogni anno sono costrette ad andare nei Paesi Bassi per abortire (riferimento inchiesta del giornale Le Monde del 26 Aprile 2012).
In Italia, dal 2007 un regolamento del Consiglio Regionale Lombardo impone la sepoltura dei feti e di nominarli prima di seppellirli. Questa violenza si commenta da sé.
In Spagna, dopo 18 mesi della legge sull’aborto, il governo conservatore auspica che l’interruzione di gravidanza torni ad essere un’eccezione legale.
Negli Stati Uniti, durante il corso del primo semestre 2011 sono state votate 80 leggi degli Stati Americani al fine di indurire le condizioni di accesso all’ aborto.
Certi Vescovi si sono opposti alla riforma sull’assistenza sanitaria di Barack Obama, poiché questo prevede la presa a carico delle spese legate alla contraccezione ed all’aborto. L’aborto torna ad essere uno dei temi delle campagne elettorali delle elezioni presidenziali del Novembre 2012.
 
È questo l’ordine morale di un mondo globalizzato? Può darsi, ma incide anche la pressione dei movimenti integralisti delle religioni monoteiste: ebraica, cristiana e musulmana.
Gli integralisti condividono la stessa visione sulle donne e lavorano mano nella mano alle Nazioni Unite contro l’aborto, la pianificazione familiare o i diritti delle minorità sessuali.
Molte soluzioni di prevenzione per la lotta contro l’AIDS e per la pianificazione familiare sono state annullate a causa di una pressione comune da parte dalle integraliste, della delegazione americana Pro Life e dei paesi islamici.
Per definizione, l’integralismo è contro la laicità e dunque la negazione della democrazia.
 
Non mi fermerò sulle altre forme di violenza che vengono fatte alle donne. Gli stupri, (nel mondo una donna su cinque è vittima di stupro o di tentativo di stupro). Non parlerò delle donne in Cina o in India o in Africa, dove vengono uccise… o costrette a sposarsi appena pubere, non parlerò della prostituzione minorile e del corpo della donna allo sguardo del potere medico.
Ci tengo, però, a ricordare che la prima causa di morte per le donne europee d’età compresa tra i 16 e 44 anni, di tutte le classi sociali, sono le violenze domestiche.
In Francia, ogni due giorni e mezzo, una donna viene uccisa dal suo compagno. C’è anche una statistica dell’Istituto di criminologia di NY che dice che è più pericoloso passare un week-end in famiglia che dormire all’aperto al Central Park.
 
Nel mondo economico cosa diventa la dignità della donna
Nonostante la difficoltà di interpretare il lavoro femminile nel corso dei secoli, possiamo però affermare che oggi la povertà è sempre più donna.
1 La crisi economica ha messo in difficoltà le persone già in situazione di precarietà.
2 Le prime ad essere colpite sono le famiglie monoparentali, composte in maggioranza da madri e figli.
3 Una donna che alleva da sola figli e che perde il lavoro è una donna in pericolo.
4 Da una parte le donne rappresentano la grande maggioranza dei lavoratori meno pagati (SMIC), dall’altra si scontrano contro il tetto di vetro che impedisce loro di accedere a posti meglio retribuiti.
5 La maggior parte delle donne viene doppiamente discriminata: sia al momento dell’assunzione, sia nello stipendio.
6 La percentuale di donne in disoccupazione è maggiore rispetto a quella degli uomini che cercano un lavoro.
7 La maggior parte dei posti part-time vengono attribuiti alle donne che lavorano al di sotto delle loro capacità e della loro reale formazione. 75% del lavoro in part-time sono donne.
8 Del fatto delle gravidanze e dell’educazione dei figli la maggior parte delle donne non hanno una carriera lavorativa completa.
Risultato: L’80% per cento delle donne vive con una pensione inferiore allo SMIC (Salario Minimo Garantito).
 
Le donne costituiscono la maggioranza dei “nuovi poveri”, i lavoratori ai quali il lavoro non basta nemmeno a garantire la sopravvivenza. Il rapporto Istat sottolinea che la discriminazione femminile con la crisi è peggiorata.
Ma ciò che mi ha particolarmente colpita nel rapporto Istat è che quasi la metà delle donne in coppia e senza lavoro non ha accesso al conto corrente.
Questo fatto mi fa andare ancora più avanti:
Le donne hanno interiorizzato il discorso dominante:
In una coppia con figli, a causa dell’insufficienza di strutture statali, i costi per badare ai figli sono talmente elevati che la donna rinuncia da sé al posto di lavoro.
La donna che guadagna meno del suo partner si mette fuori dal mercato del lavoro, pensando di poterci ritornare un giorno.
Fuori del mercato del lavoro è molto difficile tornare.
 
Gli oltraggi alla dignità nel campo della politica
Basta la statistica, sappiamo che la parità non c’è!
Nel 2012, in Francia ci sono:
18,5 % di donne alla Camera dei Deputati (Assemblée Nationale)
21,8% al Senato. Per la prima volta dopo tanto tempo questo numero è in diminuzione.
Alla Camera dei Deputati (Assemblée Nationale) abbiamo un progresso. Tra il 2002: 12,5% e il 2007: 18,5.
La rappresentanza delle donne in politica avanza così lentamente che possiamo legittimamente ipotizzare che ci troviamo in un deficit di democrazia.
 
Società in crisi:
1. Deficit della democrazia
Intellettuali, esperti, politici sono come dei medici che non curano più. Sono là ormai per dire e ripetere che la società è malata.
Il filosofo Jacques Rancière sottolinea che il suffragio universale è un compromesso tra i principi di oligarchia e i principi di democrazia, i quali hanno bisogno di una giustificazione egualitaria…
E sostiene che: “L’atto politico fondamentale è la manifestazione del potere da parte di coloro che non hanno alcun titolo per esercitarlo”. Per esempio: Gli Indignati, l’occupazione di Wall Street, la Primavera Araba, ai quali esempi aggiungerei la lotta delle donne per il riconoscimento dei lori diritti, e l’occupazione del Teatro Valle.
Jacques Rancière dice anche che:
“l’atto politico è sempre accompagnato dall’occupazione dello spazio al quale viene tolta la sua funzione sociale principale per farne un luogo politico, ieri l’università o la fabbrica, oggi la strada, il sagrato di una chiesa o un teatro.
La forte crescita delle disuguaglianze tra cui l’aggravio delle condizioni delle donne e la sorte riservata ai giovani sono i sintomi più gravi del nostro deficit democratico e della nostra perdita di capitale umano.
E se la democrazia resta un sogno, quella rappresentativa sempre meno rappresentativa, è diventata quasi un incubo.
 
Bisogna forse ripensarci un po’?
Siamo in democrazia, ancora, quando i diritti sono virtuali e la metà della popolazione non li gode di fatto?
Può darsi che non abbiamo mai lasciato la società patriarcale che si presenta oggi sotto un viso truccato?
Può darsi, anche, che la società che diventa più virtuale non si accorga che i diritti acquisiti hanno perso della loro realtà e sono diventati anche loro virtuali?
Il deficit democratico viene del fatto che i diritti fondamentali legati alla dignità umana, ossia: diritto all’educazione, a un lavoro decente, alla sicurezza economica e fisica, alla salute, alla partecipazione politica, non sono più rispettati in una società in crisi.
 
2. Cosa abbiamo imparato dal femminismo?
Antigone ci insegna che quando la legge della città è ingiusta, le donne hanno il dovere di svegliare le coscienze.
L’hanno fatto attraverso la lotta per l’uguaglianza e per l’aborto. Oggi un po’ ovunque le donne dei paesi arabi si ribellano.
Colpite nella loro dignità, colpite dalle diseguaglianze con e per i loro figli, le donne che sono anche madri devono entrare in resistenza.
Dobbiamo affidarci ai politici per risolvere i problemi sociali? Aspettare altri 25 o 30 anni prima di ottenere la parità?
Sentinelle della democrazia le donne devono mobilizzarsi e diventare attrici delle forze di un cambiamento epocale.
 
Prima di concludere ricordo che:
In Italia il 34% dei giovani sono disoccupati
In Spagna più del 50% dei giovani sono disoccupati
In Grecia più del 50% dei giovani sono disoccupati
In Francia circa il 25%
“Madri e Figli” sono le vittime espiatorie di un sistema politico che di fronte alle disuguaglianze sociali, al deficit democratico, alla perdita di capitale umano non apporta soluzione.
Se, oggi alla nostra causa non associamo i figli senza futuro, senza lavoro, falliremo al nostro dovere.
Dignità per le Madre, dignità per i Figli, uniti per una democrazia reale e non virtuale.
Questa lotta, se non la facciamo noi, la faranno le estremiste e allora sarà un bel guaio per la democrazia.
 
Testo pronunciato al Seminario Aises “Donne e nuovo umanesimo, cultura, economia e società”, martedì 29 maggio presso la Pontificia Università Lateranense
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