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Il mondo in rassegna

Crisi valutaria europea sempre in primo piano nella stampa continentale. La visita di Monti in Francia e le resistenze tedesche nei confronti di un possibile uso generoso del fondo salva stati Ems vengono analizzate da Süddeutsche Zeitung, Liberation, Pais e Financial Times. Le testate francese e spagnola affrontano anche il nodo della Catalogna. Una della regioni più ricche del paese iberico ma sempre meno in grado di far fronte ai compiti sociali della propria economia.Medioriente presente soprattutto sui quotidiani americani. Il Washington Post si occupa di quanto accade nel mondo rurale siriano che secondo il giornale della capitale Usa sta sfuggendo al controllo di Damasco, con tutto quello che ciò potrebbe significare per l’aumento di influenza dell’islamismo militante. La stessa testata analizza l’apertura nei confronti di Israele del nuovo presidente egiziano Mohamed Morsi. New York Times e Financial Times affermano che la recente dura sentenza anticorruzione emessa da un tribunale iraniano è l’ennesima tappa dello scontro che nel paese a maggioranza sciita coinvolge presidente Ahmadinejad e guida spirituale, l’Ayatollah Ali Khamenei. Viaggio in Israele e opacità dell´attività economica del candidato repubblicano alla Casa Bianca Mitt Romney, vengono passate al setaccio dalla testata newyorkese.L’ingresso di Caracas nell’organizzazione latinoamericana Mercosur tiene banco su Le Monde. Pagine dedicate alla situazione dell’opposizione russa, il processo alla banda rock Pussy Riot, l’accusa di malversazione nei confronti di Alexej Navalny e la fuga dei ceti medi dall´amministrazione Putin, su diversi quotidiani. La visione autoritaria del mondo che lega sempre più in Russia i rapporti tra stato e chiesa è testimoniata dall´intenzione ortodossa di costruire una scuola vicino alla sede dei servizi di sicurezza federali. Dell´apocalisse di incendi che stanno sconvolgendo la Siberia scrivono Nezavisamaja Gazeta e Moscow Times. Stampa russa e britannica danno spazio alle tensioni asiatiche tra Cina e Giappone. Infine Kommersant critica la relazione Usa sui diritti umani nel mondo in quanto troppo politicamente corretta verso il radicalismo islamista.

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