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Capriles: “Sfiderò Chávez per cambiare il Venezuela”

Quando a 26 anni Henrique Capriles Radonski è diventato deputato del Parlamento, in Venezuela regnava l’apatia. I cittadini erano diffidenti verso i partiti tradizionali. Erano stanchi di vivere nella contraddizione di essere un paese ricchissimo, grazie al reddito petrolifero, ma con indici di povertà tra più alti del mondo. Una realtà che purtroppo non è ancora cambiata, anche se la politica, per merito o colpa di Chávez oggi è protagonista del dibattito pubblico.
 
Quarant’anni appena compiuti, Capriles Radonski è il prossimo avversario elettorale del presidente venezuelano Hugo Chávez. Andrà alle elezioni presidenziali del prossimo 7 ottobre con il sostegno dell’alleanza Unión democrática. Un fenomeno inedito in Venezuela. Dopo le elezioni primarie lo scorso 12 febbraio e dopo una decade di sconfitte elettorali, l’opposizione si è unita in una coalizione per potere fare fronte al macchinario del presidente Chávez, capo di Stato per quattordici anni consecutivi.
 
Cosa contrapporre al carisma e al potere autoritario di Chávez? L’imbattibilità, la lunga militanza politica, un’età anagrafica che può rappresentare un cambiamento. Capriles Radonski non ha mai perso un’elezione nella sua carriera. Dopo essere stato il parlamentare più giovane della storia venezuelana, è diventato sindaco del municipio Baruta di Caracas e due volte governatore dello stato Miranda, per un totale di otto anni. Tra i suoi successi la riduzione della criminalità – il principale cancro del Venezuela – dell’80% secondo i dati da lui forniti.
 
Avvocato specialista in materia tributaria, Capriles ha studiato ad Amsterdam, New York e anche a Viterbo. Viene da una famiglia benestante, di origine ebraica, ma da quando ha mosso i primi passi in politica, ha rifiutato la possibilità di proseguire il percorso imprenditoriale dei suoi. Capriles ha sempre avuto un contatto diretto con tutti i cittadini: molti ricordano l’immagine di lui con l’acqua fino al petto, quando soccorreva i venezuelani colpiti dalle torrenziali piogge nella sua regione alla fine del 2010, decisamente diversa quella del presidente Chávez che arrivava in elicottero a parlare con pochi privilegiati scelti dal suo staff.
 
In questa intervista esclusiva racconta le sue riflessioni e i suoi progetti nel caso venisse eletto come presidente del Venezuela il prossimo 7 ottobre.
 
Solo nel 2011 sono state uccise 18 mila persone, uno ogni mezz’ora. Come pensa di combattere il male della criminalità?
L’insicurezza è un tema complesso ma non senza soluzione. Una delle cause principali è l’impunità: in Venezuela 97 casi di omicidi su 100 restano impuni e questo è un invito a delinquere ed è conseguenza dello smembramento e della politicizzazione del potere giudiziario e degli organismi di polizia. Ma anche della mancanza di opportunità di studio e di lavoro per i giovani. Tre su quattro omicidi sono compiuti da giovani maschi tra i 15 e i 29 anni. Per questo sono importanti i valori, l’istruzione e il lavoro produttivo.
 
Qual è la prima misura che prenderà, in caso di vittoria, per migliorare la situazione sociale ed economica del paese?
Tutti i problemi hanno una radice nel problema dell’istruzione ed è per quello che vogliamo insistere nel dare una struttura di qualità con professionisti impegnati nel loro ruolo. Questo è il cammino per il progresso del nostro paese a tutti i livelli. Solo così possiamo equilibrare le opportunità e superare la disuguaglianza sociale. L’istruzione è collegata al tema della crescita e della violenza. Quando si riesce a portare ad un bambino fino al liceo si sta aprendo un cammino di futuro e progresso.
 
Un altro tema di scontro è l’occupazione, che il chavismo ha coperto ma in modo precario. Qual è il suo progetto per creare un sistema efficace e di qualità?
Dobbiamo creare posti di lavoro di qualità e per questo è necessario dare fiducia agli investitori privati. Perché anche se ci sono gli investimenti pubblici un paese deve attrarre agli investitori per potere crescere. Le regole del gioco sono chiare: progresso, produttività e competitività. La priorità è fermare le espropriazioni, valutare ogni situazione con chi è coinvolto per concretizzare le azioni necessarie.
 
Una delle iniziative che più sono state celebrate dal governo di Chávez, sono le missioni sociali, che hanno portato risorse e assistenza basica a luoghi del paese completamente dimenticati. Che pensa di fare con questi programmi di sussidio?
Siamo identificati con le politiche sociali che cercano l’inclusione effettiva dei gruppi vulnerabili e dei settori che sono sempre stati esclusi. Ma i programmi sociali non appartengono ad una persona o a un partito; i programmi sociali sono di tutti i venezuelani. Cercheremmo maggiore qualità, efficacia e trasparenza nella gestione, sarà eliminato qualsiasi requisito partitistico e tutti gli elementi di addottrinamento politico e ideologico. Adesso dobbiamo lavorare tutti nello stesso modo.
 
In materia di petrolio, come pensa di ristrutturare la principale industria petrolifera dello Stato, Pdvsa? E quale sarà la sua politica rispetto alle imprese straniere, in particolare l’italiana Eni, molto presente in Venezuela?
Per mettere a frutto le nostre risorse petrolifere, è necessario che lo Stato venezuelano mantenga la proprietà di Pdvsa e fortifichi la sua capacità tecnica ed operativa. È anche importante ottimizzare il funzionamento degli enti regolatori di questo settore. Tra le nostre prime azioni ci sarà la revisione della situazione finanziaria e operativa di Pdvsa, per fare in modo che gli accordi con le imprese straniere corrispondano agli interessi del paese. I contratti, accordi e le convezioni firmate con imprese e governi stranieri, devono diventare motori effettivi dei nuovi investimenti, sviluppo delle tecnologie e formazione delle risorse umane. È fondamentale generare condizioni di credibilità per la partecipazione privata e questo passa per il rigoroso compimento di tutte le clausole degli accordi firmati in rispetto della Costituzione e le leggi.
 
Intervista pubblicata il 18 settembre del 2012 – “Il Mattino”
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