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Cina e Ue, tra economia di mercato ed embargo sulle armi

Wen Jiabao ha voluto essere franco, come lui stesso ha detto in occasione dell’ottavo vertice Ue-Cina a Bruxelles. Pechino ha sollevato nuovamente i due punti dolenti delle relazioni con l’Europa: la revoca dell’embargo sulla vendita di armi imposto nel 1989 in risposta alla repressione del movimento di piazza Tian’anmen e il riconoscimento per la Cina dello status di economia di mercato. “Abbiamo lavorato duramente per dieci anni su questi temi”, ha detto il premier cinese che ieri ha incontrato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. “Le risposte sono state però elusive”, ha lamentato, “Me ne rammarico e spero che la parte europea valuti adeguatamente le opportunità che ha di fronte e prenda le giuste iniziative”.

Sul capitolo embargo, l’Ue è divisa, con Francia, Italia, Spagna, Austria tra i Paesi che più premono per l’alleggerimento o la revoca. Una scelta che per molti esperti potrebbe trasformarsi in un boomerang per le aziende europee con i mezzi venduti e poi copiati per essere rimessi sul mercato dalle concorrenti cinesi.

Il sito EuObserver, specializzato su quanto accade a Bruxelles, cita però le parole di Catherine Ashton, alto rappresentate Ue per gli affari esteri, che nel 2010 in un documento interno sottolineò come “l’embargo sia il principale ostacolo per un maggiore sviluppo della cooperazione tra l’Europa e la Cina”.

Nel mentre, ricorda il sito, il colosso britannico della difesa Bae System e Eads, il più grande produttore aerospaziale dell’Ue, sono pronte per la fusione in quello che diventerebbe un gigante globale del comparto.

Per quanto riguarda il riconoscimento dello status di economia di mercato, le ultime settimane sono state segnate dall’apertura di un’inchiesta europea sulle presunte pratiche di concorrenza sleale attuate dai produttori di pannelli solari cinesi che avrebbero messo in crisi i concorrenti del Vecchio continente, in particolare i tedeschi, vendendo al di sotto dei prezzi di produzione perché foraggiati da un accesso al credito quasi illimitato.

Ultimo punto dolente dell’incontro la mancata conferenza stampa. Pechino avrebbe voluto selezionare lei stessa i giornalisti non europei presenti per evitare domande scomode. Conferenza annullata quindi, per le difficoltà ad accordarsi tra le due parti tra le protesta dell’organizzazione dei giornalisti accreditati a Bruxelles. Era già successo a maggio, durante la visita del vicepremier cinese, e primo ministro designato, Li Keqiang

Tra le note positive l’accordo di cooperazione per ridurre l’emissione di gas serra e per favorire la transizione a un’economia povera di carbone. Oltre all’apprezzamento e la fiducia di Wen per le misure prese dall’Unione europea contro la crisi. I

l primo ministro ha inoltre sottolineato quella che ha suo avviso è la sempre maggiore integrazione tra gli Stati membri dell’Ue, di cui Pechino è tra i sostenitori “per un mondo multipolare e contro l’unilateralismo”. Frase questa rivolta più a Washington che all’Europa che resta il primo partner commerciale di Pechino che a sua volta è il secondo partner per l’Ue dopo gli Stati uniti, con un volume di scambi che nel 2011 ha raggiunto i 567 miliardi di dollari e con gli investimenti cinesi nell’Unione che hanno toccato i 4,4 miliardi di dollari.

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