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Cresce la fronda ipermontiana nel Pd di Bersani

C’è la linea ufficiale del Pd, quella del segretario Pierluigi Bersani, contraria all’ipotesi di un Monti bis evocata ieri dallo stesso presidente del Consiglio di un Monti bis: “Mario Monti è una risorsa del Paese. Ma se vuole continuare senza maggioranza politica, gli dico che non è possibile”, ha detto Bersani.
 
Una posizione condivisa, e questo fa notizia, dal suo principale sfidante alle primarie Matteo Renzi e da molti altri esponenti, come Arturo Parisi, Mario Orfini e Stefano Fassina. Non da tutto il partito, però. Paolo Gentiloni, Stefano Ceccanti, Beppe Fioroni al No di Bersani hanno preferito il “Perché no?”, accogliendo positivamente l’eventualità di una seconda occasione del professore bocconiano a Palazzo Chigi.
 
E la fronda ipermontiana del Pd cresce. In vista di un incontro domani al Tempio di Adriano sugli impegni programmatici che il Pd deve assumere in vista delle prossime elezioni, Pietro Ichino ed Enrico Morando hanno preparato un memorandum dal titolo che è tutto un programma: “Il Pd e l’agenda Monti”. Secondo i due parlamentari, la strada per i democratici dovrebbe essere quella di proseguire il cammino di stabilizzazione e rilancio intrapreso negli ultimi mesi dal governo tecnico. Ichino e Morando stillano una lista di impegni in linea con l’azione di governo ma, puntualizzano, “con alcune rilevanti integrazioni”.
 
Per esempio, sul sistema previdenziale e in particolare il tema degli esodati, rispetto alla mozione unitaria Pd-Pdl in Commissione lavoro della Camera che va verso un ritorno alle pensioni di anzianità, i due opterebbero per politiche di sostegno del reddito e nella ricerca di nuova occupazione. O si legge ancora nel memorandum, “il Governo Monti ha introdotto una robusta imposta patrimoniale che può essere corretta. Ma non può certo essere smentita. Il nuovo Governo dovrà ora fare il resto: utilizzare ogni Euro rinveniente dal successo nella lotta all’evasione e dal riequilibrio nel prelievo sulle diverse basi imponibili per operare una robusta riduzione del prelievo fiscale sui produttori, sul lavoro e sull’impresa”.
 
Lo scritto di Ichino e Morando si rifa al documento pubblicato sul Corriere della Sera il 10 luglio scorso “L’agenda Monti al centro della prossima legislatura” in cui si spiega: “L’azione sviluppata dal presidente del Consiglio e dal suo Governo in questi mesi – sia in Italia, sia nell’Unione Europea e nel più ampio contesto globale – può essere coronata da successo e deve quindi essere sostenuta, con piena convinzione, fino alla scadenza naturale della legislatura, nella primavera del 2013.(…) Considerato che la fase di crisi e di difficoltà non si concluderà in tempi brevi e che i processi virtuosi avviati (pensiamo solo allo spostamento di prelievo dai redditi da lavoro ai patrimoni) daranno i loro frutti solo attraverso una pluriennale azione di governo, noi intendiamo promuovere nel Pd una trasparente discussione sulle strade che vanno intraprese perché obiettivi e principi ispiratori dell’agenda del Governo Monti – collocati dentro un disegno almeno decennale di cambiamento del paese – possano travalicare i limiti temporali di questa legislatura e permeare di sé la prossima”.
 
Tra i quindici firmatari del documento, è da notare la presenza di molti esponenti del partito, considerati membri della corrente “renziana” che sta nascendo dentro al Pd, come gli stessi Ichino e Morando, Gentiloni, Ceccanti. Ed è un paradosso visto che il sindaco rottamatore non vede invece l’ora di vincere le primarie, rivoluzionare le sorti del suo partito e dell’Italia, mandando a casa il Professore.


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